La vicenda di Punta Perotti non accenna a fermarsi. E ci sono due nuovi ricorsi degli ex proprietari che sono stati presentati in forma “incidentale” in Cassazione, in risposta al controricorso del Comune che ha impugnato la decisione della Corte d’Appello con la quale la stessa amministrazione, Ministero e Regione erano stati condannati a pagare poco più di 13 milioni di euro per il danno patrimoniale subito dall’abbattimento, avvenuto nel 2006, delle “saracinesche”.
La vicenda ha inizio nel 1995 con i lavori della lottizzazione poi ritenuta abusiva. Nel 2001 gli imprenditori sono stati tutti assolti perché loro i permessi dagli enti li avevano avuti regolarmente. Come recitava la sentenza: “I procedimenti di formazione dei due piani di lottizzazione nn. 141/1987 e 151/1989 erano illegittimi, in quanto: i piani erano stati adottati in violazione delle misure urbanistiche di salvaguardia (inedificabilità assoluta) imposte dalla legge regionale”. Ma nessuno aveva controllato. “Le concessioni edilizie erano illegittime ed inefficaci, quanto meno perché rilasciate in mancanza di un piano di lottizzazione legittimo ed in carenza dell’autorizzazione paesaggistica già prescritta”, recitava la sentenza. Subito dopo è cominciata la “guerra” in tribunale per le richieste di risarcimento danni.
Nel 2022 arrivano due condanne degli enti per 13 milioni di euro, contro i 540 milioni di euro richiesti dalla Sud Fondi e i 28 milioni richiesti dalla Mabar (in due distinte cause) Adesso la battaglia continuerà in Cassazione su tutti e due i fronti.