“È in atto una guerra contro il grano italiano, con l’incremento record delle importazioni da paesi come Turchia, Russia e Ucraina: a rischiare seriamente di soccombere è la nostra cerealicoltura perché senza Granaio Italia siamo praticamente disarmati e il nostro Paese è meta libera per importazioni selvagge e senza controlli”. A pronunciare queste parole Gennaro Sicolo, presidente di Cia Puglia e vicepresidente nazionale di Cia Agricoltori Italiani. Si tratta di un vero e proprio allarme che, di fatto, torna sulla questione del crollo delle quotazioni del frumento, nello specifico del grano duro, già ampiamente dibattuta negli scorsi mesi.
Lo scorso martedì, alla Borsa Merci di Bari, il prezzo del grano duro è sceso di 22 euro a tonnellata, attestandosi così sotto i 350 euro. Quotazioni ulteriormente più basse quelle registrate a Foggia dove, dopo un calo di 20 euro, il fino è sceso sotto i 340 a tonnellata. “Come in una guerra, stiamo perdendo terreno – ha proseguito Sicolo – poiché le semine sono ai minimi storici, si rinuncia a seminare grano, aumenta la dipendenza dall’estero. Serve maggiore trasparenza sui mercati e il riconoscimento dei costi ai cerealicoltori italiani. È inconcepibile che non si proceda all’istituzione del registro telematico sulle giacenze dei cereali, Granaio Italia, importante in termini di maggiore tracciabilità e la cui entrata in vigore viene continuamente rinviata. Così come si attende da tempo – conclude – uno strumento che certifichi i costi di produzione per definire, in modo chiaro, anche i termini di contrattazione” – ha concluso.