In Italia, grazie a progressi significativi nella diagnosi precoce e nei trattamenti personalizzati, sono state evitate 10.223 morti legate al tumore del seno tra il 2007 e il 2019 (-6%). Anche i tassi di sopravvivenza e guarigione risultano in costante aumento. È quanto emerso oggi alla vigilia di Focus sul Carcinoma Mammario, convegno scientifico che da oltre 20 anni riunisce in Friuli i maggiori esperti del settore, che lanciano un allerta: “Attenzione alla comunicazione dei risultati della ricerca scientifica”. In campo oncologico, “la comunicazione efficace è cruciale – afferma Fabio Puglisi, direttore del Dipartimento di Oncologia Medica presso l’Irccs Cro di Aviano e responsabile scientifico del convegno -. È essenziale evitare i facili trionfalismi sia verso i malati e i loro caregiver sia verso i media e, di conseguenza, l’opinione pubblica. Tuttavia, è altrettanto importante condividere in modo trasparente i risultati positivi raggiunti”. Esiste poi da anni il problema delle fake news ricorrenti sulle principali forme di cancro, aggiunge Mauro Boldrini, direttore della Comunicazione dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom): “Queste riguardano la prevenzione, l’alimentazione, la patogenesi e anche certe presunte cure miracolose. È compito degli specialisti oncologi e degli esperti di comunicazione – avverte – controllare e veicolare il flusso di notizie verso la popolazione su un tema estremamente delicato come il cancro”.
Ma al Focus di Udine al centro saranno soprattutto le ultime novità scientifiche sulla malattia. I trattamenti “possono essere ‘personalizzati’ anche per le forme più gravi ed avanzate di carcinoma mammario – sottolinea Michelino De Laurentiis, direttore Oncologia Clinica Sperimentale di Senologia, Irccs Fondazione Pascale di Napoli -. Esistono test che ci permettono di identificare le mutazioni presenti nel tumore e tra questi vi è la cosiddetta biopsia liquida. Attraverso un semplice prelievo del sangue possiamo meglio conoscere una malattia che si caratterizza per un elevato livello di eterogeneità. Tra i vari sottotipi, quello con l’espressione dei recettori ormonali e negativo per la proteina Her2 è la forma più diffusa, rappresentando il 78% delle neoplasie mammarie, per un totale, in Italia, di circa 37mila casi ogni anno. In questi casi, la terapia endocrina assume un ruolo fondamentale ma, talvolta, le cellule del tumore diventano resistenti al trattamento”.
Questo “può essere dovuto a specifiche mutazioni nei geni che caratterizzano il Dna tumorale – spiega Lucia Del Mastro, direttore della Clinica di Oncologia Medica dell’Irccs Ospedale Policlinico San Martino, Università di Genova -. Ed è proprio il Dna del tumore, presente nel sangue, che viene ricercato attraverso la biopsia liquida ed analizzato per la caratterizzazione molecolare. In tal modo, la selezione delle terapie a disposizione può essere fatta in modo più preciso, offrendo maggiori probabilità di efficacia”. Sempre per questo tipo di neoplasie mammarie, afferma, “sono oggi disponibili i test genomici, usualmente proposti a pazienti con rischio intermedio di recidiva, al fine di stabilire se, dopo la chirurgia, sia effettivamente necessaria l’aggiunta della chemioterapia al trattamento endocrino”. Il carcinoma mammario in Italia fa registrare ogni anno 55.900 nuove diagnosi. Negli ultimi anni si sta registrando un lieve incremento dell’incidenza delle diagnosi di tumore al seno, oltre che per altri tipi di tumore, anche nelle donne e ragazze più giovani. Si tratta di di un aumento “intorno all’1%, dunque fortunatamente contenuto – spiega Del Mastro -. Non sappiamo però quali siano le ragioni alla base del fenomeno. Un’ipotesi è che possa influire l’esposizione in età più giovane agli ormoni sessuali, considerando che il menarca oggi si presenta sempre più precocemente”.
(foto freepik)