A Bari nel 2023 ci sono state 4690 chiusure di attività commerciali contro 5403 nuove aperture con un saldo attivo dello 0,62 %. Le chiusure in tutta la Puglia sono state 15952 contro 19.106 nuove aperture con un saldo positivo dello 0,82%. ? A offrire un quadro dettagliato è il 21° Sismografo realizzato dall’Ufficio Studi di Unioncamere Puglia.
L’economia regionale nel 2023 ha fatto segnare andamenti positivi nella natimortalità aziendale. Il saldo fra le iscrizioni e le “cessazioni non d’ufficio” in Puglia è stato infatti di +3.154 imprese, con un tasso di crescita di +0.82%, il migliore del Sud Italia dopo la Campania (+1,04%). Anche a seguito di questo andamento, lo stock di imprese della regione al 31 dicembre 2023 si è posizionato su 380.488 aziende registrate.
«Un segnale molto incoraggiante – afferma Luciana Di Bisceglie, presidente di Unioncamere Puglia – viene dall’occupazione, che a fine anno ha fatto segnare 1.058.896 addetti, con un incremento di 24.591 posizioni lavorative rispetto al 2022 (+2,3%). I dati occupazionali pugliesi, quindi, ricalcano l’andamento espansivo italiano, seppure con differenze settoriali».
La dimensione aziendale e la natura societaria influiscono sul dinamismo delle imprese. «C’è un vorticoso aumento delle società di capitale, ben 4mila in più, – commenta Luigi Triggiani, Segretario Generale di Unioncamere Puglia – mentre società di persone e le imprese individuali calano. Stessa sorte per le microimprese con meno di cinque dipendenti, diecimila in meno in un anno».
Lo studio affronta anche le conseguenze della demografia sull’economia regionale. Al 1° gennaio 2023 in Puglia risiedevano 4.052.566 persone, oltre 144mila in meno del 2011 (-3,5%). «La Puglia è una regione sempre meno popolosa e più anziana – prosegue la presidente Di Bisceglie – con ultrasessantacinquenni che sono quasi il doppio dei bambini. Ciò riduce l’ampiezza del bacino di mercato, ma anche la disponibilità di forza lavoro qualificata, impattando sia sulla domanda, sia sull’offerta espressa dalle imprese».
Riguardo l’export, in linea con l’Italia e le economie del G7, anche per la Puglia il 2023 è stato un anno di contrazione dei traffici internazionali per valore. Fino al 30 settembre 2023 la Puglia ha esportato merce per un controvalore inferiore di 27 milioni di euro a quello del medesimo periodo del 2022. «Ѐ una dinamica – spiega il Segretario Generale Triggiani – dovuta soprattutto allo sgonfiarsi dell’inflazione e anche ad una minore domanda globale di beni. Sono però ottimi i numeri di Germania (primo partner commerciale della Puglia, con oltre un miliardo e 200mila euro di merce esportata, Stati Uniti e Francia. Bene anche Turchia e Regno Unito». A livello di internazionalizzazione dei comparti, sorprendente il colpo di coda del lapideo (+224milioni) e dell’industria alimentare e delle bevande (+147mln e 50mila tonnellate di merce in più). Molto positivi anche automotive (+82mln) e meccanica (+76mln).
In sintesi, nel 2023 l’economia pugliese nel complesso è cresciuta, ma con un’intensità contenuta, in un quadro però di complessivo rallentamento rispetto al 2022.
NATIMORTALITA’ E ADDETTI PER SETTORE IN BREVE
Il turismo pugliese mostra vitalità, con un considerevole aumento del numero dei dipendenti in tutti i sub-settori (alloggio, ristorazione, agenzie viaggi). Stesso andamento per le industrie culturali e dell’intrattenimento.
I “servizi all’impresa” e “alla persona” continuano a mostrare segnali molto positivi sia per dipendenti che per incremento del numero di aziende.
Le costruzioni rimangono un settore con indicatori vivaci nonostante l’esaurimento dei bonus. In particolare, presentano risultati nettamente espansivi i lavori di costruzione specializzati: idraulici, muratori, serramentisti aumentano sia come consistenze che come addetti.
La manifattura presenta uno scenario piuttosto uniforme: debole ma generalizzata contrazione del numero di aziende, però con aumento dei dipendenti. Negativa la performance dei settori più maturi (moda, metallurgia, legno arredo).
Il food vede una situazione con luci ed ombre. Se la pesca/acquacoltura e l’industria delle bevande mantengono sostanzialmente le proprie posizioni, sono le industrie alimentari a mostrare gli indicatori più incoraggianti.
In agricoltura continua il consueto seppur lento fenomeno di concentrazione delle imprese e delle superfici utilizzate, con una diminuzione delle aziende e degli addetti.
Il commercio mostra segnali preoccupanti sulle consistenze ma assume, e anche tanto, virando soprattutto verso l’ingrosso in termini di domanda di lavoro.
La logistica, molto dinamica nel corso della pandemia per il boom dell’e-commerce e per l’aumento della domanda, appare un settore in difficoltà, con un calo delle aziende e dei dipendenti.