Ci sono nuovi nomi iscritti nel registro degli indagati in merito all’omicidio di Benedetto Petrone, il 18enne operaio ucciso nel novembre del 1977 a Bari nel corso di un’azione di gruppo di militanti fascisti. La Procura di Bari, ha aggiunto infatti altri nomi, dopo che a luglio scorso, il gip Angelo Salerno aveva disposto nuove indagini sul caso, respingendo così la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura dell’inchiesta riaperta nel 2017 a carico di ignoti, in seguito al deposito n Procura di una memoria difensiva da parte dell’avvocato Michele Laforgia, legale della famiglia di Petrone, in collaborazione con l’Anpi. “Chi era accanto a Piccolo quando costui ha rincorso e accoltellato a morte Benedetto Petrone? – si legge nella memoria – nessuno di costoro, pur qualificati dalla corte d’Assise di Bari come corresponsabili dell’omicidio è mai stato identificato. Vi sono dunque colpevoli che non sono mai stati processati” – conclude.
Il gip, in quell’occasione, rilevò come il reato di omicidio non potesse considerarsi prescritto poiché aggravato da fattori come “crudeltà e futili motivi”. Il giudice però non ritenne esistente l’aggravante della ricostruzione del partito fascista. Oggi, a distanza di 47 anni dall’omicidio e di sette dall’avvio dell’inchiesta, gli inquirenti potrebbero aver individuato i presunti complici dell’omicidio di Petrone per il quale fu Giuseppe Piccolo, considerato l’esecutore materiale, fu condannato a 22 anni di reclusione con pena ridotta in appello a 16 anni nel 1982. Piccolo si tolse la vita in carcere dopo due anni di pena in seguito all’esito della sentenza di secondo grado.
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