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“La storia di Ilde”: l’autore Matteo Di Palma si racconta

L'ultimo libro del 35enne barese: "La storia è un inno alla mia terra, una lode personale alla Puglia per scusarmi degli anni di lontananza"

Pubblicato da: Samantha Dell'Edera | Sab, 10 Febbraio 2024 - 16:47

“Si chiama “Storia di Ilde. Come fiori tra le pietre”, l’ultimo lavoro di Matteo Di Palma, 35enne barese, edito da Pace Edizioni e disponibile su Amazon.  Il volume  racconta Manfredonia agli inizi del Novecento come teatro di una storia piena di forti emozioni.

Storia di Ilde.

La piccola Ilde passa i primi anni della sua vita in orfanotrofio finché non trova una famiglia che prima la adotta e poi la ripudia. Inizia così la scoperta della sua essenza tra le mura e le strade di una Manfredonia degli inizi del Novecento intrisa di scandalo e perbenismo. Il libro, scritto da Matteo di Palma, disponibile su Amazon nella versione libro cartaceo e formato ebook, è una finestra aperta sull’animo umano e sulla storia locale che descrive con toni satinati e accuratezza.

Matteo Di Palma racconta della sua protagonista, dicendo di lei: “Ilde è una pausa necessaria tra le parole. Siede tra le dieresi come un respiro. È la personificazione dell’attesa, come l’ attesa di un perdono, di un cambiamento, l’attesa di vivere o tornare a vivere. Ilde è frutto del suo tempo, quando ancora l’uomo parlava con gli alberi, quando leggere il cielo era possibile e semplice, quando il divino camminava tra la gente e tutto aveva il profumo della terra portato dal vento.
La storia di una donna in costante divenire, modellata dagli eventi, plasmata dal tempo. In una società che con lentezza si separa dalle tradizioni per accogliere l’acciaio ed il cemento”.

Il racconto nasce dall’ esigenza di ricordare. Ricordare per comprendere, ricordare per non ripetere, ricordare per non dimenticare.  Ilde scoprirà sulla sua pelle l’ineluttabilità del fato, imparando a camminare sul lungo sentiero dell’accettazione, ma con la determinazione di un’eroina dalle mani piene di calli, di sofferenze, di dolori necessari per osservare, attraverso le feritoie della propria anima, i dolori del genere umano, per accettarli, per comprenderli, per guarirli”.

Alcuni estratti

“Con gli anni quel desiderio si era assottigliato ed era sparito quasi del tutto. Reso invisibile dalla preghiera, era finito relegato ai margini del suo cuore. Fino a quella notte di metà marzo. Fu quel profumo di neonato, di buono, quel sentore dolce di fiori”.

“E i primi anni si inseguirono lesti, veloci come l’acqua del fiume dietro casa. Il cuore trovò posto tra quelle valli e i pensieri si acquietarono, divenendo un ricordo lontano, perso dietro l’orizzonte dei timori infantili”.

“Una carpigna gialla aveva trovato la forza per nascere nell’interstizio tra il muro ad est del campanile ed il basolato del cortile. Assorta, come nel suo più tipico atteggiamento, Ilde contemplava quella carpigna. Una volta suora Agnese le aveva spiegato la bellezza di quel fiore. Di come ogni anno, primavera dopo primavera, tornasse a nascere in quel poco di terra. Le aveva insegnato la verità divina che si nascondeva dietro un gesto all’apparenza così banale. L’immensa forza vitale di un essere tanto delicato. Il suo perenne rinnovarsi, più bello che mai, in un posto così piccolo, così povero. Della differenza con le rose, che chiedevano innumerevoli cure ed ampi spazi, offrendo in cambio punture a chi avrebbe tentato di coglierle. Quel fiore, invece, era lì senza pretesa alcuna a decorare un angolo brullo di pietra, offrendo al mondo la sua delicata bellezza. Nessuna rosa si sarebbe mai accontentata di tanta miseria. Quel fiore aveva trovato in quella miseria un tesoro. Ed era riuscito a rendere un comunissimo angolo di pietra un palco per il miracolo di Dio. Neanche i passi sul basolato, sempre più vicini, riuscirono a destare l’interesse di Ilde”

L’autore

Matteo Di Palma ha 35 anni. Ha vissuto per 12 anni in Abruzzo dove ha studiato archeologia. “Questo romanzo – spiega –  è nato da un’ esigenza, dalla sera alla mattina mi sono ritrovato ad abbandonare l’ Abruzzo,  disintegrato da una relazione tossica naufragata. Con le poche forze ho impacchettato la mia vita e sono tornato nel mio porto sicuro, la mia città natale (Manfredonia). Lì non avevo una quotidianità nè obiettivi avendo organizzato gli anni più formativi della mia esistenza in virtù della vita in Abruzzo. Poi l’ennesima notte insonne mi sono ritrovato a scrivere sulle bozze del telefono le prime righe del romanzo. Quanto più scrivevo tanto più guarivo. Ho affidato i miei affanni, dolori ai personaggi che ho creato. È stato catartico scrivere. La storia è un inno alla mia terra, una lode personale alla Puglia per scusarmi degli anni di lontananza. In più la storia è ispirata alla vita della mia bisnonna, come personale tributo verso la mia famiglia alla quale devo tutto. Ed infine il libro era nato ed io guarito. A quel punto ho pensato che fosse giusto tentare di approdare anche nelle mani di altri, di denudarmi attraverso i miei personaggi e così ho proposto il romanzo a vari editori fino ad arrivare a Pace edizioni che ha accettato di pubblicarmi. Al momento sono in attesa di risposte per un altro romanzo che ho scritto di tutt’altro genere rispetto a questo romanzo storico e sono in scrittura del seguito, in quanto “Storia di Ilde” è una saga famigliare”.

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