In Puglia ci sono 15.833 celiaci (registrati al 31 dicembre). Un numero che continua a salire come in tutta Italia. Dalla media del 5 per cento in più di nuove diagnosi, negli ultimi anni si è raggiunto anche il 13 % in più. A descrivere quanto sta avvenendo in Puglia è Michele Calabrese, presidente regionale dell’Aic, l’associazione italiana celiachia.
Da cosa dipende questo aumento dei casi?
“E’ sicuramente legato al fatto che sono migliorate le tecniche diagnostiche e ci sono più informazioni. Inoltre è partita anche la diagnosi precoce sui neonati per il diabete 1 e la celiachia. In Puglia come in tutto il mondo ci sono tantissime persone che sono celiache e non lo sanno. La celiachia è la prima intolleranza alimentare al mondo”.
Qual è la situazione in Puglia per quanto riguarda i locali o le strutture gluten free?
“Per quanto riguarda la Puglia possiamo essere orgogliosi e fieri perché è la terza regione in Italia per numero di strutture informate sulla celiachia, che sono nel network dell’Aic. Essere nel network Aic significa aver partecipato ad un corso organizzato dalla Asl e dall’associazione. In Puglia c’è una normativa molto rigida per chi volesse somministrare prodotti senza glutine: bisogna avere dei requisiti oggettivi, con personale formato. Alla fine di questo corso gratuito, si ha un attestato di validità di 4 anni. Al momento abbiamo oltre 440 strutture registrate. Potrebbero essere molte di più ma abbiamo pochi volontari, bisogna monitorarle e affiancarle, insomma è un lungo lavoro”.
Quanto è importante entrare nelle scuole per insegnare cosa è la celiachia?
“Importantissimo, il bambino deve sentirsi a suo agio e non deve essere penalizzato. La nostra associazione mette a disposizione gratuitamente un progetto che si chiama “In fuga dal glutine”: chi è interessato, fa una domanda all’associazione e informa il personale docente. In occasione di questo incontro viene rilasciato alla scuola o alla classe un gioco che permette anche di mettere in evidenza le diversità alimentari, quindi non solo quelle legate alla celiachia”.
Quali sono i consigli che si sente di dare a chi scopre di essere celiaco?
“Bisogna fare capire l’importanza della dieta alimentare che deve essere seguita in modo scrupoloso e rigoroso, informare parenti e amici, in modo da coinvolgerli nel recepire questa esigenza. Non bisogna drammatizzare, non bisogna fare diventare il celiaco al centro dell’attenzione, perché il celiaco è una persona normalissima che ha una particolare esigenza alimentare che deve essere soddisfatta nel migliore dei modi. L’Aic viene incontro a questa esigenza mettendo a disposizione delle nutrizioniste che accompagnano nel percorso post diagnosi. Se si tratta di un bimbo la mamma o il papà pensano che sia un figlio diverso, ma non è vero ed è importante l’aspetto psicologico”.
Tra i timori più grandi, soprattutto quando si va a mangiare fuori casa c’è la contaminazione dei cibi.
“Anche in questo caso non bisogna drammatizzare, ma bisogna comunque avere timore. In casa è più gestibile, il problema è quando si va fuori ed è per questo che è importante sezionare locali garantiti. Bisogna sempre comunicare allo chef la propria esigenza e semmai limitarsi a non prendere pietanze elaborate (nel caso di locali non certificati).Oggi comunque nel campo della ristorazione, bisogna avere fiducia: c’è davvero molta informazione. I locali hanno compreso anche che se si adeguano si crea una nuova clientela, perché il celiaco quando va a cena o a pranzo fuori comunque si porta dietro sempre amici, parenti, famiglia”.
Oggi il mangiare senza glutine è anche una moda.
“Questo è un aspetto pericolosissimo perché la dieta senza glutine la deve fare solo il celiaco. Chi dice che mangiare senza glutine fa togliere la pancia non dà informazioni corrette. Chi mangia senza glutine e non è celiaco si ritrova ad avere delle mancanze a livello alimentare, di vitamine necessarie per il corpo. Poi il senza glutine è diventato anche un business: siamo passati da pochi milioni di fatturato nella vendita dei prodotti a 260 milioni e sono numeri in aumento. Oggi in Italia ci sono 250mila celiaci e ci si aspetta che nei prossimi anni diventino anche oltre 350mila”.
Una delle maggiori difficoltà che incontrano i celiaci riguarda i viaggi in Europa.
“E’ vero, in Italia ci sono delle regole molto ferree e dei limiti nell’assunzione del glutine senza controindicazioni che sono bassissimi. In altri Stati quei limiti sono molto larghi. Dicono che in alcuni Stati d’Europa il celiaco faccia la fame e deve essere preparato su come muoversi, dove acquistare in sicurezza. L’assistenza che abbiamo in Italia è unica in Europa: solo qui abbiamo il contributo anche se minimo per aiutare i celiaci nell’acquisto di prodotti”.