Un corto circuito, sarebbero queste le cause dell’incendio scoppiato in mattinata nel centro clinico del carcere di Bari. Cinque, in totale, gli agenti di polizia penitenziaria intossicati, giunti al Policlinico con mezzi propri, e tre i detenuti, trasportati in codice rosso negli ospedali Policlinico, Di Venere e Mater Dei, per le inalazioni. A renderlo noto è l’Osapp, organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria, in un recente comunicato firmato dal segretario regionale pugliese, Ruggiero Damato.
“Solo il pronto intervento della polizia penitenziaria – si legge nella nota – ha evitato il peggio e messo in sicurezza il reparto”. Le fiamme sono state domate in poco tempo dai vigili del fuoco. Su quanto accaduto è intervenuto anche il Sappe, sindacato autonomo di polizia penitenziaria che, in una lettera, ha denunciato la “gravissima situazione presente al centro clinico del carcere di Bari in cui a fronte di 25 posti disponibili, sono presenti nel penitenziario barese più di 100 detenuti con gravissime patologie che non trovando posto nella struttura medica, sono stati alloggiati nelle sezioni detentive dove la situazione igienico sanitaria è molto precaria”.
Il Sappe, in particolare, ha sottolineato la richieste costante di interventi da parte delle istituzioni, ovvero politica, ma anche dei responsabili dell’Asl Bari, della magistratura e del garante dei detenuti. Denunce che, evidenzia ancora “sono cadute nel vuoto”. “Oggi – evidenzia infine il Sappe – tra il fuggi fuggi generale, alcuni detenuti su sedia a rotella sono rimasti bloccati senza alcuna possibilità di potersi salvare, se non grazie all’intervento di alcuni poliziotti che hanno messo a rischio la propria pelle per prendere in braccio i detenuti e portarli in salvo. Non può stupire, così come accade spesso nel nostro paese, che tragedia annunciate, poi si verifichino puntualmente tra il disappunto anche di chi sapeva ed ha messo la testa sotto la sabbia. La notizia buona è che si è riusciti ad evitare una carneficina ampiamente prevista dal SAPPE, quella cattiva è che in mancanza di morti la questione non verrà affrontata nella dovuta gravità, poiché solo con l’onda dello sdegno popolare per una situazione che non è molto diversa dalla tortura, si sarebbero potute ben definre le responsabilità, e chiesto conto a chi finora ha sempre girato la testa dall’altra parte. Noi del SAPPE non ci fermeremo e continueremo a denunciare la gravissima situazione del centro clinico di Bari, con la speranza di trovare qualche autorità che possa intervenire per mettere fine a questo situazione scandalosa per meri interessi” – concludono.
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