Un piccolo lagotto abbandonato tra i rifiuti delle campagne di Bari salvato per miracolo da mani buone e un gatto grigio di nome Grey che, invece, non ce l’ ha fatta ed è morto assiderato tra le acque gelide di una fontana di Alberobello. Due storie di cronaca locale che si aggiungo ad altre bestialità nazionali che raccontano il triste epilogo della vita degli ultimi degli ultimi, almeno così sembra che alcuni cittadini considerino gli animali.
Poi c’è la storia di Aron, un cagnone nero dagli occhi dolci bruciato vivo dal padrone. E del gatto la cui testa è stata fatta saltare per divertimento e per goliardia in una notte fredda di Capodanno. Sono solo gli ultimi degli episodi brutali che lasciano il segno inconfutabile del soccombere del male e sul bene. Ma si spera solo per pochi.
Si sta assistendo, da qualche tempo, ad una vera e propria escalation di violenza contro poveri animali indifesi. Che per qualcuno, a quanto pare, sono ‘niente’, ma per moltissimi sono un’enormità: sono, per i più, degni di attenzione, di rispetto, di vita e di tutela. Perché gli animali sono innocenti a priori. Tra i più si distingue Patrizia Giaquinto, responsabile del canile comunale di Bari: ha trascorso e continua a trascorrere la propria vita in difesa degli amici a quattro zampe abbandonati e , quando riesce, li strappa alla morte certa. Assicura loro un futuro. E’ un fiume in piena, anni di esperienza, oltre 40 per l’esattezza, la portano a poter parlare con grandissima competenza della violenza a cui assiste anche quotidianamente. E di storie tristi e miserevoli ne può raccontare purtroppo tante.
“C’è un crollo di valori che affligge il nostro mondo – racconta profondamente addolorata – E non si tratta di realtà locali ma anche a livello internazionale il panorama non è dei migliori. Si vive ad oggi più che nel virtuale che nel reale, alla ricerca spasmodica di like”. Si parla quindi di quella stoltezza social, che impone a giovani e meno giovani di filmare qualunque bravata per essere visibili agli occhi degli altri. “E’ stato mistificato il senso della realtà unitamente al senso di impunità “, chiarisce ancora Giaquinto.
Sì perché tutti la fanno franca. Ecco allora che le associazioni animaliste hanno chiesto negli ultimi giorni a gran voce l’inasprimento delle pene per chi commette gravi reati contro gli animali. Si moltiplicano infatti gli appelli alla politica per l’approvazione della legge ‘Angelo’. “La società – racconta Giaquinto – ha imparato, almeno teoricamente, che anche gli animali hanno dei diritti e che dal punto di vista legale, si può fare qualcosa. Anche se veramente pochissimo – chiarisce – . Ho fatto decine di denunce, ma purtroppo restano tutti impuniti. Il male sugli animali è ancora ritenuto una questione marginale. Ma dall’altra parte – conclude la responsabile del canile – ora i cittadini sono molto più vicini alle cronache degli animali: c’è una maggiore sensibilità e attenzione. Ci si è resi conto che sono gli essere più puri e incapaci di procurare del male”. Peccato che lo stesso non si può dire per gli esseri umani.