Contro la Ternana si è visto il miglior Bari della stagione. Ma i progressi della squadra biancorossa, sotto la gestione Marino, si intravedevano già prima della sosta. Per continuare a scalare posizioni in classifica, bisognerà fare i conti con l’Ascoli, prossimo avversario in campionato. I marchigiani occupano attualmente il terz’ultimo posto in graduatoria. Per affrontare i vari temi di questo match e del campionato, abbiamo interpellato un doppio ex di Bari e Ascoli, vale a dire Massimo Bonanni che si è concesso a un’intervista in esclusiva ai microfoni di Borderline24.com per raccontare anche la sua carriera e parlarci dei suoi impegni attuali.
Partiamo da lei: appesi gli scarpini al chiodo nel 2017, subito dopo ha intrapreso la carriera di allenatore nel campionato di Promozione. Attualmente è ancora nel mondo del calcio?
“Sono il responsabile della scuola calcio nel settore giovanile dell’Ostia mare, una società che milita in serie D. Alleno anche una squadra nella categoria “giovanissimi” e ho un academy di tecnica individuale”.
Cosa c’è nella vita di Massimo Bonanni oltre al calcio?
“Al primo posto ci sono i miei figli. Per loro ho lasciato il calcio in maniera effettiva nel 2013: dopo la separazione da mia moglie, pur avendo ancora due anni di contratto col Genoa, ho preferito fare la rescissione contrattuale per rimanere a Roma e dedicarmi maggiormente ai miei bambini. Ho fatto una scelta più da padre che da calciatore professionista”.
Lei è romano ed è cresciuto nelle giovanili della Roma. Che ne pensa dell’esonero di Mourinho?
“A Roma non si parla d’altro da giorni. Credo che, a livello aziendale, sia stata la scelta più opportuna perchè la Roma non ha una rosa da nono posto. I piani sportivi di inizio stagione non sono stati rispettati “
Tornando a lei, carriera iniziata nelle giovanili giallorosse, poi un lungo girovagare tra diversi club, ben 14: quale il più grosso rimpianto?
“Ogni esperienza che ho fatto mi ha lasciato tanto. Il rimpianto più grande è stato quello di non essermi giocato al massimo le mie “chance” quando passai dal Palermo alla Lazio e dopo alla Sampdoria: in quel periodo ero finito anche tra i pre-convocati di Donadoni per la nazionale. Avrei potuto fare qualcosa in più, diciamo che me la sono giocata male. Ma resto soddisfatto di quel “poco” che ho fatto nel mondo del calcio “.
Per lei anche due esperienze all’estero: la prima ad inizio carriera nel Panachaïkī in Grecia, la seconda nel 2011 nel Lugano in Svizzera. Due avventure molto diverse tra loro…
“Si, due esperienze molto diverse. In Grecia mi sono formato e ho imparato tanto: avevo 20 anni e ho avuto la fortuna di conoscere un popolo diverso da quello italiano, ma molto caloroso. Esperienza bellissima dal punto di vista umano, meno da quello economico dato che persi quasi tutto, visto che la società fallì dopo 2 anni senza pagarci. Nel campionato svizzero, invece, ci sono arrivato a fine carriera ed è stata una gran bella esperienza: ho conosciuto tante belle persone con le quali sono ancora in contatto”.
Nel 2007 l’avventura nell’Ascoli, prossimo avversario del Bari in campionato. Come valuta i sei mesi nelle Marche?
“Nonostante la retrocessione in B, furono sei mesi positivi. Quando arrivai la squadra aveva già un piede nella serie cadetta. Tuttavia, disputammo un buon girone di ritorno, ottenendo 13 punti. Tranne Del Vecchio, Pagliuca e Di Biagio, era una squadra giovane composta dai vari Guberti, Pesce, Perrulli, Paolo Zanetti e tanti altri”.
Dopo l’Ascoli, il passaggio al Bari: 31 presenze e 5 reti. Cosa ha rappresentato, per lei, il Bari?
“La mia stagione a Bari va suddivisa in due parti: la prima decisamente negativa con Materazzi in panchina: un allenatore che non mi teneva in considerazione. Il tecnico sardo venne esonerato dopo la pesante sconfitta interna nel derby contro il Lecce, ma eravamo consapevoli di non essere una squadra da terzultimo posto. Poi arrivò mister Conte e le cose cambiarono radicalmente: diede un qualcosa in più a tutto il gruppo. Cambiò anche l’aria all’interno dello spogliatoio. Se oggi alleno in un determinato modo è sicuramente grazie a lui”.
E poi c’è quel derby a Lecce del maggio 2008 con il rigore segnato sotto la curva occupata dai tifosi biancorossi...
“Ho un ricordo bellissimo perché avevamo tutti una gran voglia di riscattarci dopo lo 0-4 della gara d’andata. Fu una settimana particolare, soprattutto per mister Conte che si ritrovò a giocare un derby nella “sua” Lecce, ma da allenatore del Bari. Disputammo una grande partita: i calciatore del Lecce erano straconvinti di vincere. A fine partita ci furono delle schermaglie negli spogliatoi, litigammo pesantemente. Per noi, invece, fu tutto molto bello “.
E veniamo al Bari dei giorni nostri. Contro la Ternana una vittoria netta e convincente. Meglio andarci cauti o i biancorossi hanno realmente svoltato?
“Il Bari è una squadra difficile da battere, ma pareggia troppo. Rispetto allo scorso anno gli obiettivi sono cambiati, la società ha scelto di cambiare molti calciatori per riprovare a fare il percorso della passata stagione, ma la serie B è molto complicata. Tuttavia credo sia una squadra che abbia tutte le carte in regole per disputare un buon girone di ritorno: basta vincere 2-3 partite di fila per ritrovarsi nella zone nobili della classifica “.
L’uomo in più di questo Bari è sicuramente Giuseppe Sibilli, un calciatore che si fa fatica a capire come mai non giochi in serie A…
“Nella mia carriera ho conosciuto tanti calciatori che avrebbero meritato di giocare in serie A, ma per diversi motivi, non ci sono riusciti. Nel caso di Sibilli, evidentemente avrà commesso degli errori o non gli è stata data la possibilità per poter fare il grande salto. E’ nel pieno della maturità e può ancora raggiungere questo traguardo, magari col Bari”.
La società dei De Laurentiis è molto attiva sul mercato. Dopo Lulic e Kallon, è arrivato anche Puscas. Che ne pensa di questi tre nuovi innesti?
“Kallon è giovane e ha bisogno di giocare: credo possa rappresentare un’alternativa importante per Marino. Anche Lulic non ha giocato molto ultimamente: è un calciatore strutturato e ha la giusta esperienza per la serie B. Per quanto concerne Puscas, lo conosciamo bene: non è mai riuscito a fare quel salto di qualità che avrebbe meritato. E’ un attaccante che può far giocare bene la squadra. Chiunque arriverà. anche se in prestito, dovrà giocare col coltello tra i denti”.