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Davide ucciso da un pirata, il padre: “A Bari pochi controlli”

Il padre: "Noi famiglie siamo lasciate sole" - VIDEO

Pubblicato da: Rosanna Volpe | Sab, 13 Gennaio 2024 - 10:37

Ci sono dei fiori sulla Statale 16 all’altezza dell’uscita per Torre a Mare. Dei fiori che ricordano il sorriso di un ragazzo che non c’è più. Aveva 23 Davide D’accolti quando il 21 febbraio del 2016 è stato travolto da un’auto che sfrecciava in contromano. Alla guida c’era Giovanni Palumbo che nello scontro rimase ferito e invalido al 70 per cento. Palumbo è stato condannato a 3 anni e 8 mesi per omicidio colposo, aggravato dalla violazione delle norme del Codice della strada (superava il limite di velocità e andava contromano) e dall’uso di alcol e droghe. Dagli esami effettuati subito dopo l’incidente era infatti emerso che si era messo alla guida dopo aver bevuto e assunto cocaina e non si era reso conto di avere imboccato la strada nella direzione sbagliata di marcia procedendo per ben 20 chilometri, a 158 chilometri orari, prima di schiantarsi contro la Volkswagen Up di Davide. L’impatto tra la sua auto e quella del 23enne è stato frontale e violentissimo. Per il 23enne, che rientrava a casa a Conversano non c’è stato nulla da fare: è morto tra le lamiere della sua auto. Con Davide sono andati via i suoi sogni, il suo futuro e un pezzo di vita di amici e familiari. Per nessuno di loro la vita tornerà quella di sempre. Giovanni D’Accolti, sua moglie e la sorella di Davide da quel giorno hanno messo fine alla loro normalità, soffocati da un dolore che una condanna più o meno equa non può alleggerire. Giovanni, papà di Davide, racconta a Borderline24 la solitudine e il dolore della sua famiglia e il futuro interrotto di Davide, un 23enne iscritto a ingegneria e che studiava al Conservatorio sognando di diventare musicista.

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Che cosa è cambiato da quel giorno?

Non ci sono più feste e non ci sono più giorni normali. La nostra famiglia non vive giorni normali. Siamo stati dal Papa. gli ho scritto una lettera, non so se la leggerà. Riporto a voi questo pensiero: ascolti carcerati, immigrati e ascolti tutti i dolori del mondo, ma i genitori e i fratelli di una ragazzo morto non li ricorda nessuno. Siamo famiglie sole.

Per questa ragione è nata la vostra associazione?

L’associazione “MusicaD’inCanto Davide Gaetano D’Accolti” si pone gli obiettivi di realizzare i progetti immaginati da Davide. Progetti che siano utili per aiutare lo sforzo di crescita positiva di tanti giovani,  concorrendo  così alla crescita del territorio. Ma non c’è solo questo: noi con la nostra associazione mendichiamo un abbraccio e vogliamo ricordare al mondo che abbiamo bisogno di affetto. Noi attraverso Davide vogliamo un abbraccio e cerchiamo di lanciare un messaggio: guardate la bellezza che avete accanto a voi, non datela per scontata.

In questi anni è cresciuta la sensibilità sul tema della sicurezza stradale? 

Della sicurezza stradale non interessa nulla a nessuno: l’idea che tu siedi su una pistola fumante non ce l’hai mai. In più le condizioni delle strade sono disastrose e hanno sicuramente la loro responsabilità. E poi c’è la coscienza individuale e per quella non basta parlare delle storie che finiscono male come le nostre. Bisogna spiegare ai ragazzi che se non si rispettano le regole si passano i guai. Controlli e restrizioni, sono queste le parole chiave per avere risultati in termini di sicurezza: nei fatti invece quanti alcol e droga test vengono effettuati? Sicuramente non abbastanza. Servono controlli persuasivi: così si insegna la sicurezza stradale. Quando noi famiglie parliamo nelle scuole o alle manifestazioni ci facciamo carico di parlare del nostro dolore. Ma ripeto, non basta. E invece, lo stato ci lascia soli perché non sanziona comportamenti illeciti.

E voi vi sentiti soli…

Davide manca. Cerchiamo attraverso le nostre iniziative di far parlare la musica di artisti che hanno a loro volta delle storie da raccontare e da condividere per sentirci tutti più vicini. E poi c’è la “Fraternità di Romena”. Ci andiamo spesso: incontriamo tante famiglie che portano un dolore dentro… come la nostra. Ogni ragazzo ha il suo albero. C’è anche quello di Davide con una pietra di mare, che amava, ed incisa una sua frase che usammo per accompagnare la foto che distribuimmo in occasione della sua messa del primo mese. Sulla pietra abbiamo anche fuso un fossile. Sembra il senso della morte, ma resta lì a sfidare il vento di montagna. Anche quello è del nostro mare. Mi piace pensare che gli faccia compagnia.

 

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