L’azienda di ristorazione Ladisa, appresa la notizia delle rimostranze di alcune mamme dopo che lo scorso 8 gennaio è stato proposto nelle mense delle scuole di Bari “merluzzo in umido” come da menù predisposto in accordo con il Comune di Bari, precisa che: “tutti i piatti serviti sono risultati integri sotto il profilo della salubrità, del rispetto delle norme di sicurezza e della provenienza della materia prima richiesta nel capitolato: ‘merluzzo carbonaro zona FAO 27’”. Andando ancor più nello specifico, è bene partire da un assunto, non tutti sanno che il mare viene suddiviso in zone FAO e quella 27 in particolare è un’area
geografica che si estende lungo l’Atlantico nord-orientale, dal Mar Baltico alle isole Azzorre e su fino alle coste della Groenlandia. È poco interessata dal traffico navale, e per questo è nota per essere una delle zone ittiche più pulite e salubri al mondo.
Il merluzzo che si pesca è denominato “carbonaro”, è di un colore verde abbastanza scuro sul dorso è conosciuto in Italia come merluzzo nero. “La differenza dal merluzzo che abitualmente è sulle tavole dei pugliesi – aggiungono gli esperti di Ladisa – è sostanziale perché la sua consistenza è più soda, densa e generalmente poco gradevole. Il suo odore molto forte. Eppure è un pesce molto pregiato e prevalentemente consigliato dai nutrizionisti. Per le bambine e i
bambini però, abituarsi ad un sapore e ad un gusto così differente non è affatto facile. Anzi, è proprio la causa scatenante delle proteste che si sono basate evidentemente su equivoci”. Infine, in accordo con il Comune, con cui è in corso una fitta interlocuzione, stiamo valutando tutti gli scenari possibili per rispettare le indicazioni ministeriali, nell’unico interesse di tutelare la salute e gli aspetti nutritivi degli alimenti, ma allo stesso tempo proporre alle famiglie e ai bambini un menù di gusto che vada incontro ai sapori della nostra tradizione.