Dai tribali degli anni novanta a disegni realistici, l’ultima tendenza che si sta sempre di più affermando: si tratta di vere e proprie opere d’arte. I soggetti del disegno sono svariati: infatti, si passa da un occhio che può sembrare un vero e proprio ritratto oppure a disegni di animali. Se un tempo gli uomini preferivano i disegni a tema marinaro e oggi invece forme e stili di ogni genere. Le donne, invece, sono sempre state più inclini a farsi tatuare frasi oppure simboli come il cuore o le stelle.
Il tatuaggio non è un’invenzione moderna. La sua origine risale intorno al 5.000 a.C., al tempo in cui i giapponesi ornavano le statuette di argilla con incisioni simili a tatuaggi. Da allora, i tatuaggi sono stati scoperti in tutti gli angoli del mondo, dalle mummie con ornamenti elaborati dell’antico Egitto ai marinai europei che collezionavano tatuaggi per ricordo lungo le estenuanti traversate del Mare del Sud. Storicamente, la percezione dei corpi tatuati è stata dinamica e flessibile, con la posizione geografica, la condizione socioeconomica e i valori in continuo cambiamento a determinare se i tatuaggi fossero considerati simboli di individualità, segni di rango o di vergogna oppure onorificenze da portare con orgoglio. Qualunque fosse la loro funzione, i tatuaggi sono stati onnipresenti nella storia, ma solo di recente sono entrati a far parte della moda mainstream. Per molti decenni, le top model che calcavano le passerelle più prestigiose del mondo a Londra, Parigi, New York e Milano altro non erano che tabulae rasae, immacolate e incontaminate. Non c’era posto per i tatuaggi nel mondo della moda – questo fino a quando Issey Miyake non ha presentato la sua rivoluzionaria collezione Tattoo Autunno Inverno a New York nel 1971.
(Intervista Alessandro Panza, tatuatore)