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Il dramma dell’usura a Bari: “Istituire subito un codice rosso”

Il legale Simeone traccia il bilancio di un fenomeno drammatico, silente e consolidato

Pubblicato da: Adalisa Mei | Dom, 7 Gennaio 2024 - 13:51

Già nel corso della pandemia da Covid 19 Attilio Simeone, consulente commissione parlamentare antimafia, aveva lanciato l’allarme in Puglia: allora sempre più imprenditori e famiglie in difficoltà stavano entrando nella morsa dell’usura, ma gli effetti si sarebbero visti solo negli anni successivi. È così è stato. Il bilancio e la fotografia attuale parlano di un fenomeno drammatico, silente e consolidato. Simeone traccia un bilancio della situazione odierna.

Con il Covid, la situazione economica già grave è diventata drammatica. Ora a che punto siamo? Non c’è alcun dubbio che il periodo Covid abbia aggravato una situazione già tanto difficile a causa della crisi economica che nel nostro Paese inizio con la bolla finanziaria dei mutui sub prime e successivamente con la crisi del debito sovrano. L’economia di un Paese allo stesso modo di quella famigliare è in stretta correlazione con il ricorso al prestito usurario. La crisi del 2008 e poi quella del 2012 avevano contribuito fortemente all’erosione delle garanzie reali patrimoniali di imprese e famiglie oggi aggravate dalla morsa del Covid che di fatto ha spazzato fuori dal mercato milioni di imprese.

I dati diffusi recentemente dall’Istat nel rapporto BES (Benessere Equo Sostenibile) parlano di un Paese in sofferenza nel quale aumentano le disuguaglianze, Sono penalizzati i giovani  e più di una famiglia su tre (35,1%) percepisce un peggioramento della propria condizione economica. Ad incidere negativamente vi è l’incremento dei prezzi anche quelli dei carburanti, l’aumento dell’inflazione che ha raggiunto livelli da record, l’aumento dei tassi di interesse su mutui e finanziamenti che di fatto ha paralizzato l’accesso al credito legale e quindi l’economia. Ciò che mette più in difficoltà le famiglie italiane è la spesa: per il pagamento del canone di locazione (48,4%); per il pagamento delle bollette e utenze (37,9%); per il pagamento della rata del mutuo (37,5%); per il pagamento delle visite mediche (30,1%).

Particolarmente significativo è il dato che 19,5% degli italiani ha dovuto chiedere i soldi in prestito a privati non potendo accedere a prestiti bancari a causa della perdita di garanzie e degli alti tassi di interesse. Inoltre, ben il 16,8% ha perso beni come la casa o l’attività commerciale/imprenditoriale risultando perciò in una condizione tecnica di sovra-indebitamento. Quest’ultimo dato è allarmante se si pensa che le richieste di credito a privati è raddoppiata rispetto ai valori dei quattro anni fa (fra il 2019 e il 2022 si sono registrate percentuali comprese fra il 9 e l’11%) mentre nel 2018 il dato era sceso al 7%. Insieme ad altri indicatori economici appare evidente che in questi mesi c’è un dilagare di prestiti ad usura soprattutto nel centro e nel sud Italia.

Purtroppo i drammi che attanagliano cittadini e imprese e li lasciano in balia delle organizzazioni criminali sono molteplici, ma c’è ne è uno in particolare su cui ho chiesto più volte un intervento del governo, parlo del vertiginoso aumento delle rate dei mutui a tasso variabile. Si tratta di importi del tutto sproporzionati rispetto alla capacità di reddito di famiglie e imprese. Questo scenario è destinato ad aggravarsi se a fronte dell’ulteriore aumento dei tassi di interessi decisi dalla Bce non conseguono misure di sostegno da parte dello Stato in favore dei cittadini in difficoltà i cui stipendi dal 1991 sono cresciuti solo dell’1% a fronte di una media Ocse del 32%.

Cresce il numero delle denunce? Il numero delle denunce cresce in funzione dell’andamento economico. Soggetti che si trovano in difficoltà economica e che di conseguenza non possono trovare facile accesso al credito legale hanno due strade da percorrere: la liquidazione del residuo patrimonio per il soddisfacimento dei creditori oppure ricorrere al prestito illegale. Quando perciò l’economia di imprese e famiglie è in difficoltà si ricorre al prestito usurario e di conseguenza si consolida il rapporto usurario destinato a durare fino a quando l’imprenditore si accorgerà, spesso in ritardo, di aver lavorato per la delinquenza e di quel lavoro a lui non è rimasto nulla. In questo periodo abbiamo assistito quasi alla completa sovrapposizione dei fenomeni dell’usura e dell’estorsione nel senso che, durante la crisi economica, anche all’usuraio riesce difficile farsi pagare con regolarità e pertanto, è costretto a ricorrere a malincuore all’estorsione.

Perché non si denuncia? Perché in un primo periodo medio-lungo l’unico “amico” è l’usurario che viene visto come l’unica e spesso l’ultima possibilità di salvare la propria azienda. In questo contesto si consolida il rapporto usurario.

Perché si ricorre sempre più a prestiti usurai e non alle banche? Perché le banche difronte a soggetti che non hanno più garanzie disponibili nonché redditività chiudono i loro rubinetti. Mai come in questo periodo è valida la massima di Mark Twain: “Le banche ti danno l’ombrello quando c’è il sole e lo rivogliono quando piove”. Di fatto è così. Comprendo tutte le dinamiche finanziarie ed economiche che obbligano le banche ad un atteggiamento precauzionale. Ciò tuttavia non deve indurre ad un atteggiamento di diniego sit et sempliciter ma il soggetto in difficoltà dovrebbe essere automaticamente indirizzato verso percorsi di risanamento e di sostegno. Così come la vittima che decide di denunciare dovrebbe avere immediata disponibilità economica dal fondo di solidarietà affinché possa assicurare la continuità aziendale e tutelare anche i posti di lavoro. La legge antiusura e antiracket a oltre 25 anni dal loro varo hanno la fisiologica necessità di essere aggiornate alle dinamiche economiche e finanziarie odierne. È tempo di istituire il codice rosso antiusura e antiracket così come è necessario tutelare maggiormente l’imprenditore che denuncia anche sotto il profilo personale oltre che ad assicurargli un efficace sostegno psicologico. Solo così può avere senso lo spot pubblicitario diramato dallo Stato: “Se denunci lo Stato non ti lascia solo”.

(in foto un’immagine di una operazione della Finanza)

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