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Lavoro, in Italia quasi mille vittime in un anno: “Puglia sul podio”

È quanto emerso dal report dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente di Vega Engineering, su base dati Inail 

Pubblicato da: redazione | Gio, 4 Gennaio 2024 - 13:29

Quasi mille, 968 nello specifico, i morti sul lavoro in Italia, da gennaio a novembre 2023. È quanto emerso dal report dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente di Vega Engineering, su base dati Inail secondo il quale, la Puglia, assieme ad altre regioni, si trova attualmente in “zona rossa” e dunque sul podio per quanto riguarda le vittime.

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Ma andiamo per gradi. In zona rossa, nei primi undici mesi del 2023 con un’incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 32,3 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) ci sono Abruzzo, Umbria, Basilicata, Molise, Puglia e Campania. In zona arancione: Calabria, Sicilia, Friuli Venezia Giulia e Piemonte. In zona gialla: Veneto, Emilia Romagna, Marche, Sardegna, Lombardia, Trentino Alto Adige e Liguria. In zona bianca: Lazio, Toscana e Valle D’Aosta. Secondo quanto emerso, per chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, il rischio di morire sul lavoro è ben superiore rispetto ai colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (25,3 infortuni mortali ogni milione di occupati contro i 15,7). Un dato, quest’ultimo, che continua ad essere ancor più preoccupante tra i lavoratori più anziani; e infatti l’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (132,5), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (56,5).

Preoccupanti anche i dati riguardanti gli stranieri. Da gennaio a novembre, sono 142 su 745 gli stranieri deceduti, con un rischio di morte sul lavoro che risulta essere più che doppio rispetto agli italiani, gli stranieri, infatti, registrano 59,8 morti ogni milione di occupati, contro i 29,1 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati. In totale, le vittime in Italia sono 968, di queste 745 in occasione di lavoro (+3,2% rispetto a novembre 2022) e 223 in itinere (-21,5% rispetto a novembre 2022). Ancora alla Lombardia va la maglia nera per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (123). Seguono: Campania (70), Veneto (69), Emilia Romagna (64), Piemonte (60), Puglia (57), Lazio (54), Sicilia (47), Toscana (31), Abruzzo (29), Umbria (21), Calabria (20), Marche (19), Friuli Venezia Giulia (18), Liguria (17), Sardegna (16), Trentino Alto Adige (14), Basilicata (10), Molise (5) e Valle d’Aosta (1).

Nei primi undici mesi del 2023 è sempre il settore delle Costruzioni a registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 139. È seguito dal settore dei Trasporti e Magazzinaggio (97), dalle Attività Manifatturiere (96) e dal Commercio (61). La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (272 su un totale di 745). Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro da gennaio a novembre 2023 sono 47, mentre 28 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro. Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 142, mentre sono 38 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere. Il mercoledì risulta il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali nei primi undici mesi dell’anno (20,2%).

Le denunce di infortunio totali sono in diminuzione del 16,8% rispetto a fine novembre 2022. Erano, infatti, 652.002 a fine novembre 2022, nel 2023 sono scese a 542.568. E il decremento risulta essere sempre maggiormente rilevante, come del resto nei mesi precedenti, nel settore della Sanità; lo scorso anno a fine novembre le denunce erano 80.256 mentre a fine novembre 2023 sono diventate 38.241. D’obbligo sottolineare anche questa volta come il decremento sia dovuto alla “quasi totale estinzione” degli infortuni connessi al Covid dalle statistiche.
Anche dopo i primi undici mesi del 2023, il più elevato numero di denunce totali arriva dalle Attività Manifatturiere (70.161); seguono: Sanità (38.241), Costruzioni (34.237), Trasporto e Magazzinaggio (31.744) e Commercio (29.834). Le denunce di infortunio delle lavoratrici italiane da gennaio a novembre 2023 sono state 191.686, quelle dei colleghi uomini 350.882. Le denunce di infortunio in occasione di lavoro (esclusi dunque gli infortuni in itinere) sono state 455.140 da gennaio a novembre 2023: sono 305.795 gli uomini e 149.345 le donne. Le denunce di infortunio degli italiani sono 362.463, mentre degli stranieri sono 92.677. La fascia più colpita in occasione di lavoro e in itinere è quella che va dai 45 ai 54 anni con 126.160 denunce (il 23,3% del totale). Sempre allarmante il dato relativo alle denunce degli infortuni dei giovanissimi. Fino ai 14 anni si rilevano 45.890 denunce (circa l’8,5% del totale).

“Sono quasi 1000 le vittime sul lavoro nel nostro Paese da inizio 2023. E manca ancora un mese per chiudere il tragico bilancio di fine anno. I numeri parlano di una leggera diminuzione degli infortuni mortali rispetto al 2022, ma in effetti a diminuire del -21,5% sono gli infortuni mortali in itinere, mentre crescono ancora del 3,2% gli infortuni mortali registrati in occasione di lavoro” – ha commentato Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre, commenta alcuni dei più significativi passaggi dell’ultima dettagliata analisi dell’emergenza realizzata dal proprio team di esperti. “Vorrei porre l’attenzione – prosegue – sui dati relativi ai lavoratori stranieri: una categoria ‘fragile’ con un’incidenza infortunistica ben superiore alla media nazionale, in ragione spesso di una non adeguata formazione sulla sicurezza. La formazione, infatti, rimane sempre uno dei principali fattori per ridurre gli infortuni, ma evidentemente dobbiamo riuscire ad incidere in modo molto più efficace anche sui lavoratori stranieri, superando le frequenti difficoltà legate alla comprensione della nostra lingua e ad un background culturale molto diverso dal nostro” – ha concluso.

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