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Disturbi alimentari, è questa la nuova epidemia

Nel 2022 in Italia sono morte 3.200 persone per complicanze mediche

Pubblicato da: redazione | Lun, 11 Dicembre 2023 - 13:40

E ‘una vera e propria “epidemia” quella in atto per i disturbi dell’alimentazione e dopo il Covid sta coinvolgendo fasce d’età sempre più basse, anche tra 8 e 12 anni che rappresentano il 30 per cento dei soggetti colpiti. Per Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta, responsabile dei servizi dell’Usl Umbria 1, consulente ministeriale e docente universitaria considerata tra le maggiori esperte del settore, “di anoressia, o meglio dei disturbi fisici a essa collegati, non si muore se si riescono a individuare precocemente i segni di quella che è a tutti gli effetti una patologia psichiatrica e ci si sottoponga alle cure adeguate presso i centri specializzati”. Lo dice parlando con l’ANSA dopo la vicenda di Emanuela Perinetti, della quale si sono occupati diversi media.  “Nel 2022 in Italia sono morte 3.200 persone per complicanze mediche legate alla malnutrizione, con un’età media di 25 anni” spiega Dalla Ragione. “I disturbi dell’alimentazione – aggiunge – sono una patologia psichiatrica, non una moda o una ricerca estetica. Parliamo di anoressia e bulimia nervosa ma anche di alimentazione incontrollata di chi in una sola ora può ingerire cibi da 3 mila a 30 mila calorie”.

Dalla Ragione ribadisce l’esigenza di “attivare nel primo anno della malattia terapie che oggi sono molto specializzate”. “Spesso però – aggiunge – non c’è la consapevolezza della malattia e chi ne è affetto è convinto di stare benissimo. C’è una sorta di allucinazione nella percezione del proprio corpo: ci sono ragazze che pesano 30 chili eppure si vedono grasse. E’ difficile convincerle a curarsi”. L’esperta rileva poi che “la metà delle regioni italiane non ha strutture specializzate in grado di curare queste patologie”.  “In Umbria – sottolinea – abbiamo invece una rete all’avanguardia per la cura dei disturbi dell’alimentazione e per questo da noi arrivano giovani da ogni parte del Paese”. Tra questi ce ne sono sempre di più di sesso maschile. “Per loro – spiega – una difficoltà in più è rappresentata dal fatto che la patologia viene pensata come tipica femminile e quindi molti non accettano di esserne affetti e quindi di curarsi”. I segnali della malattia non sono solo fisici. “C’è un vistoso cambiamento nel carattere – spiega Dalla Ragione – e persone solari, allegre, si spengono, diventano tristi. E allora bisogna intervenire. Subito”.

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