“Ciò che è accaduto il 24 giugno scorso è un fatto particolarmente grave che ha segnato un arretramento della comunità barese. Quel corteo è stato uno spartiacque, da allora la Questura prenderà prescrizioni per tutti gli episodi analoghi, come già successo”. Lo ha detto il Questore di Bari, Giovanni Signer, in relazione alle misure cautelari eseguite oggi dalla polizia nei confronti delle 11 persone ritenute apripista del corteo funebre di moto che, in estate, ha accompagnato il feretro del 27enne Christian Di Gioia dal quartiere Japigia al cimitero di Bari, passando anche contromano sotto il carcere.
Gli undici, accusati di blocco stradale, sono stati sottoposti all’obbligo di dimora nel Comune di Bari con le prescrizioni della permanenza in casa dalle 20 alle 7 e della presentazione giornaliera alla polizia giudiziaria. La Dda, che ha richiesto le misure, aveva chiesto anche il riconoscimento dell’aggravante dell’agevolazione al clan mafioso (in questo caso il clan Parisi-Palermiti di Japigia), una ricostruzione non riconosciuta dal gip che ha emesso l’ordinanza.
“Abbiamo individuato i soggetti che hanno bloccato le auto – ha detto in conferenza il dirigente della Squadra Mobile di Bari, Filippo Portoghese – e siamo stati in grado di ricostruire tutto il corteo, dalla chiesa della Resurrezione di Japigia al cimitero”. Come sottolineato dal dirigente, il conducente del mezzo funebre è stato minacciato da alcuni amici del defunto sin dalla fine del funerale: “Se non fai come ti diciamo noi ti facciamo una caricata e ti mettiamo al posto del Big (il soprannome di Di Gioia, ndr)”, avrebbero detto tre persone all’autista.