Enzo Decaro rilegge Molière e torna in Puglia nella prima settimana di dicembre inaugurando due stagioni teatrali: Mercoledì 6 a Putignano – apertura di stagione – , Teatro Comunale (Stagione del Comune di Putignano-Tpp), giovedì 7 a Francavilla Fontana – apertura di stagione – Teatro Italia (Stagione Comune di Francavilla Fontana-Tpp), e sabato 9 a Manfredonia Teatro Lucio Dalla (Stagione Comune di Manfredonia-Tpp in collaborazione con Bottega degli Apocrifi) come secondo spettacolo della stagione “Futura”.
Con L’avaro immaginario tratto da Molière/Luigi De Filippo con Nunzia Schiano e la compagnia Luigi De Filippo. Decaro, da La smorfia al palco ora con la compagnia del figlio di Eduardo, in sette quadri, un prologo e un epilogo. È un viaggio nel teatro, verso un sogno, la speranza e la salvezza.
Un viaggio nel Seicento, un secolo pieno di guerre, epidemie, grandi tragedie ma anche di profonde intuizioni e illuminazioni che non riguardano solo quel tempo. Ed è anche il viaggio, reale e immaginario, di Oreste Bruno, da Nola, e la sua famiglia, che è poi anche la sua Compagnia viaggiante di teatranti: è la tipica “carretta dei comici” tanto cara sia a Peppino che a Luigi De Filippo. È il viaggio verso Parigi, verso il teatro, verso Molière. Ma anche una fuga: dalla peste, da una terribile epidemia che ha costretto i Nostri a cimentarsi in un avventuroso viaggio verso un sogno, una speranza o solo la salvezza.
SCHEDA
I due della città del sole
Enzo Decaro
L’AVARO IMMAGINARIO
tratto da Molière/Luigi De Filippo
con Nunzia Schiamo
e con La Compagnia Luigi De Filippo (in o.a.) Luigi Bignone, Carlo Di Maio, Massimo Pagano, Giorgio Pinto, Fabiana Russo, Ingrid Sansone
musiche Nino Rota (da “Le Molière Immaginarie”)
musiche di scena ispirate a villanelle e canzoni popolari del ‘600 napoletano
scene Luigi Ferrigno /costumi Ilaria Carannante /disegno luci Luigi Della Monica
adattamento e regia ENZO DECARO
Sette quadri, un prologo e un epilogo. Un viaggio nel teatro, quello di Molière, un viaggio nel tempo, quello del Seicento, reale e immaginario, di Oreste Bruno da Nola, e la sua famiglia. che è poi anche la sua Compagnia viaggiante di teatranti: è la tipica “carretta dei comici” tanto cara sia a Peppino che a Luigi De Filippo. È il viaggio verso Parigi, verso il teatro, verso Molière. Ma anche una fuga: dalla peste, da una terribile epidemia che ha costretto i Nostri a cimentarsi in un avventuroso viaggio verso un sogno, una speranza o solo la salvezza. L’avvicinamento anche fisico a Parigi, al teatro di Molière, la “corrispondenza” che il capocomico invia quotidianamente all’illustre “collega”, la forte connessione tra il mondo culturale e teatrale della Napoli di quel tempo con quella francese di Molière. Si avverte l’importante eredità del rivoluzionario pensiero di Filippo, detto poi Giordano, uno zio prete di Oreste Bruno.
In particolare, “L’Avaro” e “Il Malato Immaginario” sono stati i due titoli a cui, una generazione dopo l’altra, i De Filippo, padre e figlio, hanno dedicato seppur con differenti approcci la loro attenzione, sia teatrale che umana, dal momento che per entrambi, come del resto per Molière, il confine tra la rappresentazione teatrale e la vita, è stato davvero sottile.