Il culto di San Nicola a Bari è molto più di quello tra una città e il suo santo patrono. San Nicola per i baresi è una vera ricchezza, è l’unico simbolo del territorio. E’ considerato dalla gente uno di loro, una figura di riferimento. Insomma San Nicola è l’anima della città. Bari tutta si appresta con grandissima emozione, ma soprattutto con infinita devozione, a vivere e celebrare il giorno del ‘San Nicola dei baresi’ e a festeggiarlo il 6 dicembre rispettando quelle tradizioni che sono state tramandate in famiglia da padre in figlio. E il vero barese le rispetta pedissequamente.
Con la festa di San Nicola del 6 dicembre a Bari inizia il periodo natalizio. Il mito di Babbo Natale infatti nasce proprio dalla leggenda di San Nicola: secondo la tradizione, il santo regalò una dote a tre fanciulle povere perché potessero andare spose invece di prostituirsi. San Nicola è un benefattore e un salvatore di anime. San Nicola è passato alla storia come un uomo d’immensa bontà, sempre pronto ad aiutare i poveri e sfortunati.
A raccontare con grande emozione come si vive in città il culto di san Nicola il 6 dicembre due baresi, non solo esperti di storia della città, ma anche devoti di San Nicola: Pasquale Ruggieri presidente Associazione SlowTravels e Michele Cassano, sacrista della Cattedrale di Bari.
E così Cassano, fedele devoto e barese doc, racconta le tradizioni che gli sono state trasmesse ed insegnate dal padre (primo video in basso). La giornata a Bari quindi si apre con la prima messa alle 5 del mattino, alla quale seguono poi diversi riti. Primo fra tutti è il giro della colonna delle donne e degli uomini che si vogliono maritare. Si camminava intorno quindi alla colonna miracolosa presente nella Cripta della Basilica di San Nicola per chiedere una grazia al santo. Tradizione ormai persa dopo che la colonna è stata ingabbiata.
Il vero barese poi non può rinunciare all’immancabile sosta nei bar o a casa per sorseggiare la cioccolata calda nel dopo-messa. “Precisamente – chiarisce Cassano – cioccolata calda, accompagnata da savoiardi. Si tratta di una tradizione importata – spiega il sacrista – Attilio Germano, torinese, era giunto a Bari negli anni ’30 per salvare una nota azienda dolciaria. Era molto devoto al santo e una volta in città si rese conto che a Bari mancasse un dolce con il quale commemorare san Nicola. Fu lui quindi a portare a Bari questa usanza”.
La cioccolata si può sorseggiare, per strada, al bar, nelle associazioni o in casa. “Ma deve trattarsi di cioccolata di ottima qualità”. Come raccontano Cassano e Ruggieri infatti “qualche giorno prima della festa di San Nicola da ‘Marnarid’ (storico negozio di dolciumi in piazza Odegitria) si forma una coda per comprare il cacao di prima scelta. Si può aggiungere anche il latte – precisano . Marnarid e quindi la famiglia Sifanno – raccontano poi – custodisce i segreti della ricetta perfetta. Il consiglio – dicono – è che il cacao si deve mescolare quando è freddo”.
Prima del rito della cioccolata, ma subito dopo la messa, c’è l’arrivo della fiaccolata nicolaiana con la benedizione del priore. Una magica atmosfera avvolge Bari. Da non dimenticare il rito del maritaggio: i padri domenicani elargiscono una somma di denaro ad una famiglia barese da sposare. E poi la processione del santo. (terzo video in basso)
San Nicola, noto anche come San Nicola di Myra è stato un vescovo venerato sia dalla chiesa cattolica che da quella ortodossa. Nonostante le sue origini dal 1087 le sue spoglie si trovano nella città di Bari. Queste ultime sono state recuperate il giorno 8 maggio a Myra, giungendo a Bari il giorno dopo. Il suo culto è considerato un ponte tra oriente e occidente perché il Santo è venerato sia dai cristiani che dagli ortodossi. Descrive con minuzia di particolari la storia di San Nicola (nel secondo video in basso) Pasquale Ruggieri, grande conoscitore della storia di Bari e presidente della SlowTravels che nei suoi tour della città racconta Bari attraverso percorsi lenti, unendo la storia delle persone a quella delle pietre, delle strade e dei monumenti. Tutti i venerdì infatti nel corso del tour “Monasteri sotterranei sconosciuti” Ruggieri accompagna i visitatori proprio a casa dell’Abate Elia. Sotto la chiesa di San Michele Arcangelo dove sono custoditi i resti del monastero di San Benedetto e la nicchia dove nel 1087 furono conservate le reliquie del santo di Myra prima della costruzione della cripta della Basilica.