“E’ cambiato tutto. Dalla parola nel fare affari al rispetto, valori che oggi non esistono più. Prima bastava una semplice stretta di mano per siglare un accordo”. Il commercio non è più lo stesso, a Bari come nel resto delle altre grandi città. Il web ha rivoluzionato i consumi senza considerare come negli ultimi 10 anni si è assistito alla crescita esponenziale della grande distribuzione. Ma a parte i cambiamenti frutto dello sviluppo, i titolari dei negozi storici spiegano come fino a non molti anni fa esisteva un rapporto di sana fiducia e di reciproco rispetto tra rivenditore e acquirente, ma anche tra i vari commercianti e di conseguenza esisteva molta più sicurezza all’interno delle attività.
A raccontare ciò che è cambiato nel commercio barese è un imprenditore che di esperienza ne ha tanta, spegnerà il prossimo 25 aprile le candeline di 99 anni di attività. Si tratta di Italo De Candia, titolare dell’enoteca De Candia, storico esercizio commerciale del quartiere Carrassi, in via Buccari. Lui è venuto al mondo proprio negli scantinati della bottega, nel corso della seconda guerra mondiale. L’enoteca, infatti, ha nel seminterrato un rifugio antiaereo, dove ora è custodito un vero e proprio museo del vino.
Seduto sulla sua sedia all’interno del negozio dove ama trascorrere ancora le proprie giornata, De Candia precisa: “tempo fa pronunciare la frase ‘domani passo’ e stringere la mano aveva un valore. L’impegno veniva sicuramente rispettato. Oggi il cliente sparisce da un momento all’altro, anche dopo aver ordinato della merce. E se si tratta di un cliente importante ti impegni e poi viene meno”. Creando ovviamente un importane danno economico.
Gli acquisti poi erano più ponderati. “Oggi – racconta ancora il titolare – tra mode e nuove creazioni purtroppo è difficile capire il cliente su quale articolo si orienterà. E questo crea un enorme difficoltà: ossia la rimanenza di magazzino. Poi è si è evoluto tutto il sistema di alimentazione e della cultura del vino stesso. Ci sono tantissime etichette”. Lapidario è stato nella risposta quando gli è stato chiesto su come riescono a resistere i negozi storici: “Per la serietà delle persone” che li guidano, ha chiarito.
La storia dll’enoteca De Candia è quella di un grande amore tra il biscegliese Giacomo De Candia e la veronese Teresa Zonno. E’ dalla loro unione che nasce la bottega. “Mio nonno avena una azienda vinicola a Brindisi e comprò a Palese una villa sul mare dove mio padre con la famiglia trascorreva l’estate. Lì incontrò mia madre e se ne innamorò”. Una volta convinta a far trasferire la sua amata, De Candia comprò nel 1913 il locale con un rifugio antiaereo che “”diventò l’unico punto di salvezza per tutti i cittadini della zona”. La licenza come osteria fu ottenuta 1925. “Mia madre era una grande cuoca grazie alla sua cucina con il mix di cultura veneta e pugliese. Ed eravamo il punto di ritrovo dei dipendenti del carcere, della storica vetreria Pizzirani e del Saponificio Borrelli”.
“L’attività nacque quindi come osteria, ma verso i miei 17-18 anni – continua il racconto – quindi negli anni ’60 in poi iniziai la trasformazione in enoteca. Mi sono quindi dedicato alla perfezione e alla ricerca di prodotti di qualità”. Ora l’attività è mandata avanti dai figli di Italo, Luca e Alessandra e Roberta.
Italo tiene a farci vistare il luogo a cui è affezionato: gli spazi sotterranei, appunto l’ex rifugio antiaereo. Qui si scorge una raccolta di oggetti tra bottiglie pregiate e antichi attrezzi usati per l’imbottigliamento. Tra gli apparecchi spicca poi una tappatrice per champagne degli anni ’30. E poi una collezione di posaceneri e bottiglie che possono raccontare una storia. C’è il microclima ideale per la conservazione dei vini più preziosi, custoditi su appositi portabottiglie lignei adagiati su un tappeto di ghiaia spesso mezzo metro, utile per assorbire l’umidità.