Sentenza ribaltata nel processo per l’omicidio Gelao che segnò l’inizio di una lunga scia di sangue nel quartiere Japigia. Era stato definito un “clima di terrore, assoggettamento e omertà quello vissuto nel quartiere di Savino Parisi. Era la primavera del 2017 e una guerra di mafia fu combattuta tra agguati, sangue, stese armate in stile Gomorra. Le tappe criminali furono segnate da tre omicidi. Il primo, quello del 40enne Francesco Barbieri, ucciso la sera del 17 gennaio a due passi dal liceo scientifico Gaetano Salvemini, seguito da quello – in risposta al primo – del 39enne Giuseppe Gelao, ucciso il 6 marzo 2017 (nello stesso agguato rimase ferito il 31enne Antonino Palermiti, nipote del capo clan Eugenio). Infine, l’assassinio del 29enne Nicola De Santis, uno dei killer di Gelao, ammazzato il 12 aprile 2017. Per l’omicidio di De Santis è stato condannato alla pena di 9 anni e 4 mesi di reclusione il collaboratore di giustizia, reo confesso, Domenico Milella, ex braccio destro del boss Palermiti.
Il gup del Tribunale di Bari Luigia Lambriola condannò 23 imputati a pene comprese fra i 30 anni e i 2 anni e 8 mesi di reclusione e ne ha assolti altri due, al termine del processo con rito abbreviato sulla guerra di mafia tra il clan Parisi-Palermiti e il gruppo criminale capeggiato da Antonio Busco, che si consumò a Bari nella primavera del 2017, per il controllo del traffico di droga. Nel processo furono contestati i due agguati del 6 marzo 2017, quando venne ucciso il pregiudicato Giuseppe Gelao e ferito Antonino Palermiti, nipote del boss Eugenio, e del 12 aprile quando fu assassinato, in risposta a quel delitto, il pregiudicato Nicola De Santis, vicino a Busco. Quella sera un proiettile forò la porta di un’aula del liceo Salvemini, nel quartiere Japigia di Bari, senza provocare vittime. I pm della Dda di Bari Fabio Buquicchio, Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano, contestavano loro, a vario titolo, i reati di detenzione di armi, droga e pestaggi.
In appello invece il giudice ha deciso per la revoca la misura di sicurezza della libertà vigilata nei confronti di Giuseppe Signorile Giuseppe e Davide Monti. Ha inoltre dichiarato l’inefficacia delle misure cautelari disposte nei confronti di Boccasile Roberto, Bottalico Massimiliano, Caizzi Edoardo, D’Amato Paolo, Martiradonna Angelo, Monti Davide, Parisi Radames, Rinaldi Vito, Ripoli Antonio, Ruggieri Michele, di cui ha ordinato “l’immediata rimessione in libertà se non detenuti o custoditi per altra causa”. Ridotte inoltre le pene per gli altri 20 imputati (condannati a pene dai 9 anni ai 2 anni e 8 mesi di reclusione) rispondono delle cosiddette “stese” in stile camorristico: incursioni di gruppi armati a bordo di decine di moto che sparavano in piena notte nelle strade del quartiere interi caricatori di mitragliette. Tra questi c’erano i pluripregiudicati Radames Parisi, Michele Ruggieri e Attilio Caizzi, Filippo Mineccia e Raffaele Addante.