La Corte d’Appello di Bari ha annullato la condanna a un anno e un mese di reclusione nei confronti di Sabino Capriati, il 33enne figlio del boss Filippo, condannato in primo grado nel 2021 per truffa nei confronti della cooperativa Ariete di cui era dipendente. Capriati, secondo l’accusa, fingeva di essere presente sul posto di lavoro al porto di Bari (o arrivava in ritardo, senza permessi e senza che ne venisse decurtato lo stipendio) pur trovandosi altrove. I giudici di secondo grado l’hanno assolto “perché il fatto non sussiste”.
La prima sezione penale della Corte d’Appello ha quindi accolto la tesi del suo difensore, l’avvocato Gaetano Sassanelli, che – nell’atto con cui ha impugnato la sentenza di primo grado – ha contestato “il condizionante pregiudizio che accompagna la valutazione delle condotte dell’imputato, in quanto figlio” di Filippo Capriati. Gli altri due imputati per gli stessi reati, infatti, in primo grado sono stati assolti. “O sono tutti colpevoli o sono tutti innocenti, perché il cognome non può e non deve incidere sulla valutazione”, ha scritto l’avvocato. La sua posizione emerse nell’ambito delle indagini sulle infiltrazioni del clan Capriati nel porto di Bari.