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Bari vista dai Millennials: “Per un futuro certo? Meglio andare fuori”

Generazioni a confronto: le testimonianze di alcuni cittadini della Generazione Y. "Città bella, ma solo se vista con gli occhi da turisti"

Pubblicato da: Francesca Emilio | Sab, 11 Novembre 2023 - 08:09

“Non molto attiva culturalmente, a tratti chiusa, con poche opportunità lavorative e stipendi bassi”, anche se non in tutti i settori. E’ così che, alcuni ragazzi e ragazze della generazione Y, meglio nota come quella dei “Millennials”, descrive il capoluogo pugliese. Si tratta, più nello specifico, di donne e uomini nati dal 1981 al 1996, una generazione che ha letteralmente vissuto il “ponte” tra l’assenza di tecnologia e la crescita esponenziale di quest’ultima, con l’evolversi del mondo social e, parallelamente, di un modo di vivere la città e di intendere il lavoro che oggi porta molti a “soffrire” nel luogo in cui vivono con la tendenza a “progettare un futuro stabile solo lontano da qui”.

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Dall’assenza di opportunità lavorative stabili, ad una città che è cambiata “a volte in peggio” e non permette di “immaginare un futuro se non lontano da qui”. Sono solo alcune delle problematiche emerse legate in particolare a questa generazione. “Bari? Resto qui solo perché in qualche modo riesco a cavarmela e proprio non posso lasciare mia mamma da sola – ha evidenziato un cittadino nato negli anni 90 – ma la verità è che penso sempre di andare a vivere in altri paesi dove c’è sicuramente più rispetto per i lavoratori. Qui, in tanti anni non sono riuscito ad avere un contratto stabile nel mio settore, devo arrangiarmi, uscire di casa ogni giorno e inventarmi qualcosa di nuovo. Non c’è rispetto per le competenze anzi, chi è capace spesso lo lasciano ai margini così da poter pagare meno chi deve sempre e solo imparare. Fuori mi accontenterei di fare qualsiasi lavoro purché almeno ci sia rispetto e vengano garantiti i diritti” – ha concluso.

Parole a cui fanno eco quelle di una ragazza dell’88. “Mi sono innamorata di Bari guardandola da turista, ma da cittadina viverla è una cosa del tutto diversa. Ho avuto tante difficoltà negli anni, sia da studentessa, sia da lavoratrice. Vivere la città è molto difficoltoso per chi abita in periferia, ci si sente sempre estranei, se si vuole passare una serata fuori devi per forza avere un appoggio, altrimenti gli ultimi bus partono alle 23 e ti perdi tutto quello che accade dopo. Ma il poter vivere la città è solo un aspetto, la verità è che non offre molto a livello culturale. In altre città c’è accesso costante e continuo a tante iniziative, qui devi attendere gli eventi, per il resto del tempo Bari mi sembra un luogo spettrale. Sul fronte lavorativo poi non ci si sente mai abbastanza appagati. Bisogna fare più lavori per portare a casa uno stipendio decente e tra bollette e prezzi delle case, anche solo in affitto, che aumentano, diventa davvero difficile pensare di costruirsi una vita che poi sarebbe solo lavoro e poco tempo per sé stessi o per quello che fa stare bene. Ci si spegne subito, non è vita. Oggi sono ancora qui, ma è solo un caso. In realtà sto progettando di andare via, non so bene se accadrà all’improvviso, quasi per disperazione o se invece accadrà quando troverò un lavoro certo altrove. Mi colpisce il fatto che le aziende fuori garantiscono moltissimi diritti che qui non esistono” – ha concluso.

Anche un’altra ragazza, nata nel 92, è dello stesso avviso. “Sogno di costruire una famiglia, avere figli e continuare a lavorare. Ma qui a Bari non lo faccio. Non mi piace il modo in cui crescerebbero i miei figli, oltre alle poche certezze a livello economico, non mi piace l’idea di farli crescere in un luogo in cui aumenta sempre di più il cemento e c’è meno spazio per i luoghi aperti, senza contare poi l’aspetto culturale. Preferirei che i miei figli studiassero fuori, io ho avuto solo brutte esperienze e ho lasciato la scuola. Solo in età adulta ho scelto di diplomarmi e proseguire” – ha concluso. “Io sono già andato via – ha raccontato un altro ragazzo nato nel 90 – a Bari non mi sentivo più a casa e nel settore in cui mi sono specializzato, quello immobiliare, non riuscivo a crescere perché c’era davvero poco spazio per i giovani. Sono andato prima in Inghilterra, poi a Dubai. Oggi lavoro, guadagno il giusto, ho tempo per me e sono felice. Aiuto la mia famiglia a distanza e certo non è sempre facile, ma è giusto così. A Bari vivere era davvero difficile, non solo per il lavoro, ma anche perché non la trovavo stimolante. Oggi quando ci torno da turista la trovo meravigliosa, va bene così” – ha concluso. “Da qui meglio andare via – ha raccontato invece una donna, mamma di due figli, nata nell’83 – Bari non offre niente di che. Se trovi lavoro comunque non ti pagano il giusto, non funzionano molto le cose, almeno per quanto mi riguarda. E’ davvero un peccato perché Bari è una bella città. Ma oltre questo e i miei cari non c’è niente che mi spinga a restarci per sempre”- ha concluso. Diverso però il punto di vista di un’altra Millennials nata nell’89.

“Nel mio settore, tech e informatico, Bari offre molte opportunità. Ultimamente si sono aperte aziende grosse e internazionali quindi da un lato, a livello economico, offrono stipendi che permettono di stare tranquilli, dall’altro ci sono più aziende e permette rispetto a prima di avere maggiore scelta potendo optare per quello che piace di più, mentre prima bisognava accontentarsi di quello che c’era. Per le opportunità riguardanti la formazione, qui su Bari oggi c’è molto e non c’è bisogno di spostarsi, sia dal punto di vista universitario sia dal punto di vista di enti privati. Ci sono però dei difetti. Dal punto di vista culturale e della movida, ovvero sul come si vive la città, c’è molta carenza. Certo si può scegliere di restare per lavoro, però poi si soffre sul versante socialità e cultura. Eventi, spinta di artisti emergenti, mostre, concerti, c’è poco rispetto ad altre città capoluoghi di provincia. Per questo viene voglia di spostarsi perché da questo punto di vista è un po’ stretta” – conclude.

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