Una dipendenza che ha un numero: un milione e mezzo. Tanti sono gli italiani che soffrono di “ludopatia”. Un milione e mezzo di dipendenti silenti che si indebitano, che distruggono famiglie e che si ritrovano senza lavoro. Spesso le vittime preferite degli strozzini che li accompagnano direttamente all’inferno.
Quando si parla di gioco d’azzardo ci si riferisce a tipi di giochi diversi tra loro ma accomunati dal fatto di prevedere una puntata in denaro e di dipendere interamente o in una certa misura dal caso: si va dalle slot machine alle scommesse sportive, dal SuperEnalotto al Bingo.
Per molti versi quella causata dal gioco d’azzardo è una dipendenza paragonabile a quella dalle droghe o dall’alcol, anche se se ne parla molto meno. In Italia ne soffre, secondo i dati del 2018 dell’Istituto Superiore di Sanità, un milione e mezzo di persone, cioè più di due persone ogni cento. La stragrande maggioranza di queste non è in carico ad alcun tipo di servizio e costituiscono un problema di salute pubblica non indifferente per lo stato. Nonostante questo, le sale scommesse sono tante. A volte più di una nelle stessa zona. Borderline24 ne ha parlato con Attilio Simeone, da vent’anni un punto di riferimento per quanti finiscono nel buco nero della dipendenza.
A Bari ci sono sempre più casinó che stanno aprendo. In una zona ce ne sono due a pochi metri, peraltro in un luogo di incontro dei giovani. La situazione sembra fuori controllo…
“Lo Stato ha perso il controllo sul gioco d’azzardo”. Con queste parole l’allora sottosegretario Baretta nel corso di un convegno a Milano nel 2017 credo decretò la totale sudditanza dello Stato ai signori dell’azzardo. Da allora è iniziato un attacco senza quartiere da parte delle concessionarie a Comuni e Regioni che avevano la sola colpa di porre un argine alla dilagante patologia, riconosciuta a livello mondiale come “Disturbo da gioco d’azzardo”. Tre sale scommesse nella stessa piazza decretano la totale sconfitta dello Stato nella regolamentazione della materia e nel controllo del territorio. In genere, l’apertura di tre sale nella stessa piazza ha diversi significati: in primo luogo che si tratta di un territorio estremamente propenso ad azzardare; in secondo luogo che si tratta di un luogo ad elevata disoccupazione e con un grado di istruzione medio basso; infine che il tentativo dei signori dell’azzardo è quello di realizzare una “addiction” di massa a danno dei giovani. Quest’ultimo elemento in particolare dovrebbe essere con forza fermato da parte del Regolatore pubblico.
Il tema del gioco d’azzardo continua ad essere un tema di cui si parla troppo poco, quanto è in realtà preoccupante la situazione?
Del tema dovrebbero interessarsi in primo luogo le scuole di ogni ordine e grado in special modo nelle scuole elementari e medie. Nelle scuole superiori il tema dovrebbe trovare pieno ingresso nei programmi di educazione civica alla cittadinanza responsabile. Nelle università, invece, ci si dovrebbe interessare di offrire al Decisore pubblico un punto di vista scientifico. Tutte queste cose nella realtà non accadono. In questi lunghi anni ho incontrato poche volte Dirigenti illuminati interessati al tema, ancor meno responsabili di dipartimento universitari pronti ad accogliere sollecitazioni di studio e di approfondimento anche legati al tema dell’azzardo. Troppe volte, infatti, si affiancano al tema questioni che riguardano condizioni di sovraindebitamento, usura, estorsione, truffe, violenze in famiglia e in particolare sulle donne. Non ho i numeri per poterlo dimostrare, ma alla luce della mia ventennale esperienza sono convinto che oggi molto credito ad usura, molte violenze in famiglia hanno come causa principale proprio il ricorso all’azzardo.
Esiste al momento un dibattito nazionale sul tema?
Dispiace dirlo ma – eccetto qualche forza politica che ha tenuto il punto sul tema recependo anche diverse istanze dalla società civile – il tema sembra essere uscito dalle agende di tutti. Le stesse associazioni in molti casi non riescono ad offrire un significativo contributo perché ad oggi la questione dell’azzardo è diventata centrale perfino nella formazione della legge finanziaria.
Passato e presente, quanto è cambiata la percezione del pericolo di questo fenomeno?
Se il dibattito pubblico è scemato la percezione del pericolo segue lo stesso andamento. Questo lo si deve anche ad una informazione non qualificata che non riesce ad essere garante della necessaria imparzialità. Un esempio su tutti: eccetto rare eccezioni, generalmente il giornalismo non si chiede se la notizia di una vincita milionaria possa generare problematiche di altra natura. Chiedo agli amici giornalisti, la stessa vincita milionaria è tecnicamente una notizia oppure è solo una forma indiretta di pubblicità occulta?