Il Bari non vuole fermarsi e continuare la scalata ai piani alti della classifica del campionato di serie B. Prossimo ostacolo da superare, la Feralpisalò reduce dal pareggio esterno sul campo del Cosenza, ma protagonista di un campionato, sino ad ora, molto deludente con l’ultimo posto in graduatoria in coabitazione con la Ternana. Per affrontare i vari temi del match e di questa fase del campionato dei biancorossi, ci siamo rivolti ad un doppio ex come Giuseppe Greco.
Greco si è concesso a un’intervista in esclusiva ai microfoni di Borderline24.com.
Giuseppe Greco soprannominato “Il lupo”: quando e com’è nato questo nomignolo?
“Ai tempi del Genoa, il mio ex compagno di squadra Nicola Caccia, non riusciva a memorizzare i nomi di tutti i componenti della rosa. Così, un giorno, durante un allenamento, ha iniziato a chiamarmi “il lupo” e la cosa è andata avanti per tutta la mia carriera”.
Ha appeso le scarpe al chiodo nel 2020. Ora di cosa si occupa? E’ ancora nel mondo del calcio?
“Lavoro con una multinazionale che si occupa di sistemi di sicurezza e alleno una squadra di Modena che milita nel campionato di Promozione. Tre anni fa mi hanno proposto di guidare questa squadra: abbiamo vinto il campionato di prima categoria, la scorsa stagione siamo arrivati terzi, mentre quest’anno sta andando abbastanza bene. La mia passione per il calcio è sempre “accesa” e difficilmente la mollerò”.
E’ nato a Palermo, ma ha lasciato la Sicilia da giovanissimo, iniziando un percorso che l’ha portata a maturare calcisticamente lontano da casa…
“Diciamo che se si decide di diventare calciatori, è da mettere in preventivo un allontanamento dalla propria famiglia. Lasciai Palermo all’età di 13 e i primi due/tre anni furono molto duri: vivevo in un collegio universitario e i miei genitori li vedevo poco. Ma quel periodo ha forgiato il mio carattere perchè in seguito sono riuscito ad affermarmi nel mondo del calcio e a regalare soddisfazioni alla mia famiglia”.
L’approdo al Genoa nel 2005: è stata la svolta della sua carriera?
“Sicuramente sì. Devo tutto a mister Fascetti: giocavo nelle Primavera del Como, lui allenava la prima squadra e decise di farmi esordire in una partita a ‘San Siro’ contro il Milan. Il presidente del Como era Enrico Preziosi che, l’anno dopo, acquistò il Genoa e i cinque elementi migliori della squadra lariana si trasferirono nel capoluogo ligure. Tra questi c’ero anch’io…”.
Ma la stagione più prolifica resta senza dubbio la 2008/09 con la maglia del Pisa: 10 gol in 24 presenze. Ma un brutto infortunio le tarpò le ali…
“Ero arrivato nell’anno giusto, nella squadra giusta e con l’allenatore giusto, vale a dire Gian Piero Ventura, uno dei tecnici più bravi sotto l’aspetto tecnico-tattico. Purtroppo, a marzo, un infortunio al tendine d’Achille, mi costrinse all’operazione e ad un lungo stop, non riuscendo a contribuire alla salvezza della squadra toscana”.
La stagione successiva l’arrivo a Bari in serie A. Era il primo Bari di Ventura, quello del decimo posto…
“Mister Ventura mi chiamò dicendomi che era consapevole del mio infortunio, ma che potevo essere utile alla causa del Bari. Fu una stagione bellissima, non solo per i risultati sportivi ma per tutto quello che ruotava attorno alla squadra: il calore della gente fu fondamentale. Un connubio perfetto tra squadra, allenatore e tifosi”.
Con la maglia biancorossa realizzò solo una rete, ma di fondamentale importanza, il 29 novembre 2009 nella partita casalinga contro il Siena. Ce la racconta?
“E’ un gol che ricordo molto bene: eravamo oltre il 90° minuto, l’azione si sviluppò sulla destra con Masiello che servì Antonelli che mise una palla tra palo e area piccola e il sottoscritto arrivò in scivolata, mettendo in rete la palla della vittoria: la classica “zampata del lupo”.
Nonostante quel gol e un apporto prezioso alla squadra, a gennaio lasciò la Puglia per trasferirsi al Cesena. Come mai?
“Fu una mia scelta: stavo giocando poco e avevo voglia di rimettermi in gioco dopo il grave infortunio. Per fortuna le cose andarono bene perchè con la maglia del Cesena vinsi il campionato di B”.
Nel 2015 ha invece indossato la maglia della Feralpisalò, prossima avversaria del Bari: 14 presenze e 3 reti. Che esperienza fu?
“Esperienza che mi ha fatto capire quanto sia importante avere una città dietro che può spingerti nelle occasioni importanti: passare dai 30.000 di Genova o Bari ad un ambiente con 300 spettatori è stato significativo, sembra quasi un calcio amatoriale. Tuttavia, nella Feralpisalò, si respira la voglia di giocare per divertirsi, magari provando a battere squadre più blasonate. La società è molto organizzata e seria: non è un caso che siano giunti in serie B. Poi Salò è una cittadina incantevole…”.
E veniamo al Bari dei giorni nostri. Con le due vittorie consecutive, ottenute contro Brescia e Ascoli, la squadra di Marino sembra aver invertito la rotta…
“Il Bari potrebbe aver invertito la rotta perchè è una squadra costruita bene, anche se non ci sono grandi nomi. Alla lunga verranno fuori, anche se il campionato di serie B è molto difficile, più di quello di serie A. E’ una squadra attrezzata che potrà recitare un ruolo da protagonista, magari non ai livelli dello scorso anno, ma sicuramente potranno togliersi delle soddisfazioni raggiungendo i playoff. Conosco molto bene Di Cesare: mi meraviglio che stia ancora giocando (ride)…è un highlander! Ovviamente sto scherzando: Valerio fisicamente sta benissimo, ma è anche molto intelligente”.
La squadra biancorossa sembra dipendere molto dalle giocate dei singoli, Sibilli su tutti. Può bastare?
“La giocata del singolo può bastare se c’è una forza e un’identità a livello di squadra. Ma se la squadra non è compatta e forte, le sole giocate dei singoli non bastano”.
Feralpisalò Bari: che partita si aspetta? Sulla carta non dovrebbe esserci storia.
“E’ vero, al momento la Feralpisalò sembra essere la squadra più debole del campionato. Ma attenzione: ho visto diverse partite e ho notato una squadra combattiva e che dà l’anima sino all’ultimo secondo di gara. Sulla carta non dovrebbe esserci storia, ma le partite si giocano sul campo da gioco. Tuttavia, la rosa e la qualità del Bari potrebbero fare la differenza”.