Si intitola “Donna vita libertà”, la mostra inaugurata ad Alberobello il 5 novembre e che si terrà fino al 19 novembre, apertra dalle 17 alle 20 e dalle 9 e 30 alle 13 su prenotazione per le scuole. Una mostra speciale, i cui destinatari non solo gli appassionati di libri e di arte, ma anche e soprattutto coloro che vogliono conoscere attraverso un percorso multisensoriale fatto di suoni, luci e colori la drammatica situazione delle donne iraniane. I materiali e le tecniche utilizzate per creare questi libri d’artista sono i più disparati e spaziano dal cartoncino alla fotografia, passando dal ricamo su stoffa, al libro con stampa in digitale.
Organizzata e promossa dall’Associazione Presidi del Libro e Chianche di Carta, con il Patrocinio del Comune di Alberobello, l’iniziativa si tiene presso Casa Alberobello in Largo Martellotta. ‘Se gli eventi culturali di questa tipologia – spiega il Sindaco Francesco De Carlo – sono propedeutici a creare le condizioni per fare informazione sulle brutalità perpetrate nel mondo a carico di donne, bambini, anziani, persone deboli e disagiate, occorre farne tanti e di continuo anche per sensibilizzare l’opinione pubblica che tali crudeltà devono cessare perché ledono la dignità umana. Noi siamo al fianco delle donne e delle persone che si battono contro chi vuole gestire i loro corpi e la vita democratica di tutti’.
Il 16 settembre del 2022 in Iran muore a soli 22 anni Masha Mini a seguito della detenzione in un centro di polizia morale in cui era stata rinchiusa per non aver indossato correttamente il velo. Da quel giorno innumerevoli sono le manifestazioni e le proteste che si sono susseguite in Iran. 520 manifestanti uccisi negli scontri della polizia; 19.000 persone arrestare; molteplici impiccagioni di giovani. Ai sensi dell’articolo 638 del codice penale islamico iraniano le donne che vengono viste senza velo in pubblico sono condannabili alla reclusione da 10 giorni a 2 mesi o al pagamento di una multa in contanti. La legge viene applicata alle bambine dai nove anni. Tuttavia le autorità impongono il velo obbligatorio alle bambine di sette anni in concomitanza con l’inizio della scuola elementare. In uno dei paesi più affascinanti del globo, dove sono tangibili le testimonianze storiche del passaggio di una delle più antiche civiltà della terra, sopravvive ancora lo spettro della disuguaglianza che spesso si traduce in una lotta spietata e senza quartiere contro l’emancipazione femminile.
Questo progetto nasce dal forte desiderio di far conoscere l’insostenibile situazione sociale delle donne iraniane, che solamente pochi giorni fa si sono viste inasprire ulteriormente le punizioni per le donne che non portano il velo, con l’approvazione in parlamento di una nuova legge per “sostenere la cultura della castità e dell’Hijab”. Chiunque non osservi i nuovi regolamenti riceverà punizioni che possono arrivare fino a dieci anni di reclusione. Il disegno di legge inoltre punisce non solo coloro che non portano il velo in pubblico, ma anche il suo utilizzo scorretto, in più i media – citando la legge – sono tenuti a introdurre e promuovere i simboli e i modelli dello stile di vita islamico, evitando la promozione della sessualità immorale, di relazioni malsane e di modelli individualistici e contro la famiglia.
“La scelta di questo tema e lo sviluppo di questo progetto – spiega Valeria Sabatelli, Assessora alla Cultura del Comune di Alberobello – sono una risposta all’urgenza del momento e alla necessità di accrescere la consapevolezza in tutti noi, donne e uomini, adulti e piccini, della dimensione sociale in cui siamo immersi e soprattutto delle conseguenze che i pregiudizi e le parole, che diventano azioni, possono avere sull’altro/a. E che l’altro/a è parte di noi e di quel sistema complesso che chiamiamo mondo”.
Nello spazio espositivo della mostra, il visitatore può inoltre godere della mostra fotografica di Luciana Trappolino “Hijad”, che prende il nome dal velo che le donne islamiche indossano e che è diventato il simbolo della rivolta delle donne che mettono a repentaglio la loro vita pur di affermare i loro diritti. Un’altra rarità proposta all’interno di “Donna Vita Libertà” sarà l’esposizione di tre patachitra, ovvero dei riquadri di tela trattati in modo particolare ed assemblati in forma di rotoli di varia lunghezza, che mano a mano che vengono srotolati contengono e raccontano delle storie. Le immagini riprodotte su queste tele erano e sono utilizzate dalle cantastorie indiane per dare maggior rilievo alle narrazioni, un’arte millenaria che diventa anche in questo caso il simbolo del riscatto sociale al femminile.
Tutto questo lo ritroviamo nelle opere delle artiste esposte: Laura Agostini, Andreina Argiolas, Oriana Bassani, Lucia Caprioglio, Carmela Corsitto, Maria Credidio, Cristina Gentile, Daniela Gilardoni, Elmam Hamedi, Benedetta Jandolo, Beatrice Landucci, Francesca Magro, Gabriella Maldifassi, Francesca Mazzotta, Rita Mele, Emanuela Mezzadri, Elsa Mezzano, Sara Monatani, Laura Pitscheider, Antonella Prota Giurleo, Letizia Rostagno, Paola Scialpi, Lucia Sforza e Antonietta Baronetti.
Nella serata inaugurale è stato proiettato un VideoArte di Maria Credidio che vede la collaborazione di Imma Guarasci eccezionale performer, la foto e il montaggio di Eliana Godino e il testo poetico di Elham Hamedi famosa artista multimediale, nonché pittrice e poetessa iraniana. La potenza narrativa dei versi della Hamedi danno voce ai profondi tormenti dell’anima e del corpo che tutti i giorni le donne dell’Iran, dell’Afghanistan e di tanti altri paesi del mondo, sono chiamate a sopportare per garantire la propria sopravvivenza e quella delle proprie figlie.
Questo progetto spera di poter sensibilizzare un vasto pubblico riguardo al tema della violenze sulle donne, che purtroppo ogni giorno, in ogni parte del globo, si ritrovano ad affrontare soprusi ed angherie di ogni genere. “Ogni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per tutte le donne.” Maya Angelou.