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Bari, non solo discoteche: “Negli anni ’90 feste con passaparola”

Il racconto di Mario Adda e delle feste organizzate per sostenere i fondi della squadra di pallanuoto, quando a Bari una piscina non c’era

Pubblicato da: Francesca Emilio | Sab, 4 Novembre 2023 - 15:38

“Negli anni 90 a Bari non avevamo strutture per la nostra squadra di pallanuoto, dovevamo spostarci, così, decidemmo di organizzare feste per sostenere le spese. Era un vero lavoro di squadra, tutti ci mobilitavamo per l’evento al quale partecipavano anche 300 persone”. Inizia così il racconto di Massimo Adda, cittadino barese, appassionato di sport che oggi, a 60 anni, ricorda con gioia i momenti vissuti a Bari quando di anni ne aveva circa 30.

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Era una Bari diversa da quella di oggi, non solo per il momento storico, ma anche per l’assenza di alcune strutture fondamentali per lo sport e per una cultura della movida ben diversa da quella che vivono i giovani di oggi. Nel capoluogo pugliese, per esempio, negli anni 90’ la piscina non era ancora aperta, fu riqualificata infatti solo nel 1997 per ospitare i Giochi del Mediterraneo. Fu proprio questa la ragione per cui, un’intera squadra di pallanuoto, decise di “contrapporsi” alle feste organizzate nelle strutture predisposte, per mettere su delle feste “parallele” in alcune delle masserie che oggi vengono utilizzate per i matrimoni. L’obiettivo principale era quello di sostenere le spese ma, a lungo andare, quei momenti conviviali, sono diventati ricordi preziosi che ancora oggi, in molti, ricordano con nostalgia.

“Siamo stati i primi ad organizzare feste di questo tipo qui a Bari – spiega Mario – la finalità era quella di ricavare i fondi per la squadra di pallanuoto. In quegli anni non c’erano strutture in cui poter praticare il nostro sport, era una grande passione. Dovevamo trovare un modo per pagare il campionato, ma anche le trasferte e i costi dell’attività. Da qui l’idea di organizzare delle feste per cui l’intera squadra era coinvolta. Ai tempi non c’era modo di fare ricerche su internet, quindi giravamo alla ricerca di masserie o aziende agricole alle quali pagavamo il costo dell’affitto e poi, di tutto il resto, ce ne occupavamo noi. Non erano le stesse masserie di oggi, ma luoghi completamente diversi e non organizzati” – evidenzia.
C’era chi si occupava di allestire la location scelta per l’evento, chi si occupava del parcheggio, chi comprava le bevande per l’open bar, sempre incluso nel ticket: era un ingranaggio che si incastrava perfettamente in cui era coinvolta tutta la squadra, fortemente motivata nel voler continuare a vivere la propria passione, lo sport. “Scelto il posto – prosegue Mario – iniziavamo a spargere la voce, ma tutto funzionava tramite il passaparola tra amici e compagni di squadra. Non erano rave o feste clandestine, era tutto organizzato perfettamente e, per una questione di rispetto nei confronti dei luoghi che ci ospitavano, non facevamo entrare più persone di quelle previste. E’ capitato di dover lasciare fuori persone, ne abbiamo ospitate fino a 350. Queste feste sono durate circa quattro anni, le facevamo nei periodi importanti per il campionato, come novembre-dicembre e una a metà campionato, in primavera. L’ultima è stata fatta nel 98, a distanza di molti anni, per festeggiare la promozione della squadra in serie B” – ha aggiunto.

Le feste in questione erano diventate così note in città che tanti altri iniziarono a “rubare” l’idea promuovendo situazioni simili. “C’è stato un momento in cui qualcuno ha speculato sulle nostre feste spacciandosi per noi – ha proseguito Mario – non avremmo mai pensato a questo, ma funzionavano davvero. Erano diverse dal resto degli eventi in città. Le nostre feste erano organizzate alla luce del sole, partecipavano amici e amici di amici. Non essendo del settore non potevamo ospitare più gente anche perché molte masserie non erano strutturate, alcune erano depositi agricoli, non erano ancora entrate nell’ottica turistica e alberghiera con cui sono concepite oggi. Appena si comunicava l’iniziativa gli inviti andavano a ruba. Una volta ricevetti una chiamata da alcuni parenti, volevano far entrare amici o nipoti, ma raggiunto il numero non facevamo entrare nessuno. Oggi, masserie di questo tipo, non si prestano più ad eventi come i nostri. Abbiamo organizzato feste nella Masserie Spina, ma anche a Torre Catena, oggi utilizzate soprattutto per i matrimoni. Fu un bel periodo, che ricordo con gioia. Soprattutto, continuo a seguire lo sport, la squadra per la quale abbiamo ideato il tutto esiste ancora, anche se si è fusa con un’altra società. Alcuni hanno proseguito le attività nel mondo sportivo e sono diventati dirigenti, io oggi mi occupo di assicurazioni” – ha concluso.

Foto Freepik

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