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Storie di migranti, a Monopoli in scena “La luce intorno”

I dettagli

Pubblicato da: redazione | Gio, 2 Novembre 2023 - 19:11

Con lo spettacolo La luce intorno della Compagnia Teatro dell’Argine domani, venerdì 3 novembre alle 20.30 prosegue la Stagione teatrale 2023/2024 del Teatro Mariella di Monopoli intitolata Utopia, organizzata da Ubuntu non solo teatro aps ets in collaborazione con Apad onlus e la Biottega benefit con il sostegno dell’Assessorato alla cultura del Comune di Monopoli. Lo spettacolo di Nicola Bonazzi con Micaela Casalboni che ha curato la regia insieme allo stesso Bonazzi (disegno luci Eva Bruno e aiuto regia Caterina Bartoletti), prende le mosse da una storia vera ma incredibile: la storia di un ragazzo africano dalla vicenda familiare complessa e rocambolesca, vicenda che lui prima insegue, poi rifugge, poi è costretto ad indagare perché «noi siamo quello che siamo grazie alla nostra storia».

La vicenda di Sekou si snoda in parallelo a quella dell’attrice che la racconta e che in quel racconto si rispecchia e si interroga, tra ricordi, dubbi, battute di spirito e riflessioni sul meraviglioso mestiere che esercita. Sekou è un ragazzo africano alla costante ricerca di sè stesso e delle proprie radici famigliari: o forse, paradossalmente, in perenne fuga da sè stesso, da quello che di sé non conosce e non capisce, fino all’approdo ultimo in Europa, come accade a tanti, un’Europa terra di metaforica e metamorfica rinascita, cercata al pari di un sogno pacificatore (ma che pacificatore non è). Tutta la storia però viene declinata sulla persona che abita la scena, un’attrice, cioè la figura meno definibile in base alle convenzioni comuni, e sempre a rischio, per questo, di perdersi, di rinunciare appunto a dirsi e definirsi come tale. Lo smarrimento dell’attrice si rispecchia, pur nella differenza di condizioni, di vicissitudini e di latitudini geografiche, nello smarrimento dell’uomo di cui sta narrando la storia.

Il mito che lo spettacolo racconta appartiene all’ambito di quelli che il critico letterario Northrop Frye chiamava “miti di primavera”: storie che, al termine di un intreccio complicato, trovano uno scioglimento positivo, qualunque cosa questo significhi. Perché in fondo, nella necessità di “potersi dire” con cui ciascuno di noi si trova alle prese, non è tanto importante raccontare la propria storia, ma raccontarla sotto la luce giusta. Quella luce che spesso non vediamo. Che spesso volontariamente rifuggiamo. Ma che è tutta intorno a noi, e che fa splendere le nostre vite. Tanti i temi che si intrecciano in questo spettacolo dalle storie dei migranti e della cultura africana (miti, credenze, religioni) alla ricerca della verità, dalla crescita alla difficoltà di conoscersi e definirsi veramente, dal mestiere del teatro e in particolare dell’attore, con le sue fragilità alle indagini sul mito, antico e contemporaneo. Micaela Casalboni,  passo dopo passo evoca sulla scena le vicende trattate: grazie alla collaborazione di Giovanni Dispenza hanno preso vita creazioni in legno e un autòmata, pochi oggetti sul palcoscenico in grado di evocare divinità africane, personaggi, ambientazioni diverse in un gioco di illusione proprio del teatro e allo stesso tempo necessari a restituire presenza al protagonista di questa storia che non è in scena, Sekou (nome di fantasia).

 

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