Sono sempre più numerose le truffe online che gli hacker cercano di provocare a milioni di utenti e specialmente per quei servizi utilizzati praticamente da tutti: su WhatsApp è “tornata di moda” una frode che coinvolge anche i normali messaggi di testo, gli sms, grazie ai quali i malintenzionati sono in grado di entrare nel nostro account rubandoci, di fatto, l’identità. La denuncia è arrivata da più persone. “Carissimi – scrive un utente sui social – alle 9 di stamani mi è stata derubata l’identità Whatsapp: chi scrive a nome mio non sono io. Vi prego di condividere questo tipo di truffa, al momento appena iniziata che si sta diffondendo a macchia d’olio”. In pratica tanta gente riceve, inizialmente su WhatsApp, un messaggio che in apparenza arriva da un nostro contatto che ci richiede un codice ricevuto tramite sms.
A quel punto, come detto, ecco che arriva il messaggio dove, sempre in apparenza, il mittente è WhatsApp.”Purtroppo quel contatto era clonato e attraverso il codice sono riusciti ad entrare nel mio account”, ha spiegato la vittima. E si, perché se per errore e troppa fretta non si capisce subito che si tratta di un inganno, ecco che in pochi secondi il nostro account WhatsApp è in mano a chissà quali hacker che hanno libero accesso a conversazioni, chat, foto, documenti e quant’altro abbiamo condiviso con le singole persone ma anche con i gruppi dando origine a effetti a catena davvero poco piacevoli. Qualsiasi persona che sia un nostro contatto, quindi, può ritrovarsi a chattare e scambiare informazioni con un criminale in grado di spostare il nostro account sul proprio telefonino.
“Ho sporto denuncia alla polizia (consiglio a tutti di farlo), anche se il sito web di Whatsapp non è di grande aiuto. Ho provato a reinstallare la app ma non mi fa accedere, mi dice di riprovare tra 12 ore. Nel frattempo, ho fatto delle prove da altri telefoni: il mio ‘impostore’ sta rispondendo a nome mio”, ha concluso l’utente. La Polizia Postale è già a conoscenza da molto tempo di questo sistema che riguarda il furto d’identità tramite un codice che, in maniera ignara, viene fornito direttamente ai cybercriminali. La prima regola da non violare è quella di non condividere, con nessuno, strani codici che arrivano via sms o WhatsApp: per essere certi, al massimo, che non sia stato davvero un collega o un amico a richiederli si può contattare telefonicamente l’interessato che, quasi certamente, smentirà di essere stato lui ad aver inoltrato la richiesta.