Continua la crisi di gioco e di risultati del Bari. L’ennesimo pareggio ottenuto nell’ultimo match casalingo contro il Modena, ha accentuato i malumori nella tifoseria biancorossa.
Ma la classifica ancora molto corta, permette agli uomini allenati da mister Marino di poter ancora invertire la rotta. Per farlo, bisognerà cercare di ottenere i 3 punti nella prossima trasferta di Brescia.
Per trattare i vari temi di questo match, senza tralasciare la crisi dei galletti, abbiamo interpellato un doppio ex di Bari e Brescia, vale a dire Denis Tonucci, attuale difensore della Vis Pesaro.
Tonucci si è concesso a un’intervista in esclusiva ai microfoni di Borderline24.com per raccontare anche la sua carriera e le sue avventure in Puglia e in Lombardia.
Denis Tonucci, classe 1988, 17 anni di carriera alle spalle, ma ancora tanta voglia di correre dietro ad una palla…
“La voglia è ancora quella del primo giorno. Per fortuna a livello fisico riesco a mantenermi su livelli ottimali”.
Attualmente milita nella Vis Pesaro, club della sua città natale che milita nel Girone B di Lega Pro. Come sta andando la stagione?
“Trasferendomi alla Vis Pesaro ho fatto una scelta di vita: l’ho fatto per i miei figli che, dopo tanti anni in giro per l’Italia, avevano bisogno di stabilità. A livello di squadra stiamo facendo abbastanza bene e siamo in linea con gli obiettivi di inizio stagione, vale a dire puntare ad una salvezza tranquilla. La nostra è una bella squadra con un mix di giovani e calciatori più esperti guidata da un allenatore molto bravo. La società è ben organizzata e non ci fa mancare nulla”.
Nelle ultime due stagioni, ha militato nella Juve Stabia, nel girone C. Girone vinto negli ultimi due anni dal Bari di Mignani e dal Catanzaro di Vivarini. Quale la squadra più forte?
“Il Catanzaro nelle ultime stagioni ha allestito delle corazzate. Secondo me il Catanzaro che ha vinto lo scorso campionato era superiore al Bari di Mignani”.
Ma Denis Tonucci ha tanta esperienza soprattutto in serie B. C’è ancora una divario netto tra la seconda e la terza divisione nazionale? Quali le principali differenze?
“Il divario tra le due categorie c’è, anche se negli ultimi anni si è ridotto. Le differenze principali sono relative alla qualità tecnica dei calciatori”.
La sua carriera è iniziata nel Cesena nel 2006, poi ha militato in tanti club come Vicenza, Bari, Foggia o Catania. Ma, nel 2013-14 c’è stata l’esperienza nel campionato francese, nell’Ajaccio. Come mai quella scelta?
“Esperienza bellissima, l’unica stagione di massima serie che ho disputato nella mia carriera. Dopo aver fatto molto bene nel Cesena di Bisoli, arrivò questa chiamata dall’estero. Giocare in un campionato straniero era un mio vecchio pallino e colsi la palla al balzo. C’era uno staff italiano con Fabrizio Ravanelli allenatore e Giampiero Ventrone preparatore: esperienza che rifarei altre 1000 volte”.
Nel 2015, la breve esperienza nel Brescia, prossimo avversario del Bari in campionato. L’esordio con le rondinelle fu col “botto”
“Si, feci gol contro il Perugia nella gara d’esordio, ma quella di Brescia non fu un’esperienza positiva. Difatti, terminato il campionato cercai una nuova sistemazione”.
Dopo il Brescia, l’approdo al Bari. Prima stagione con Davide Nicola, poi sostituito da Camplone. Un cambio di guida tecnica che, per molti tifosi, fu un errore…
“Bari per me è casa visto che mia madre è nativa proprio del capoluogo pugliese. La squadra è sempre stata dalla parte di mister Nicola, poi la società decise di esonerarlo. Fatali alcune sconfitte consecutive”.
Sulla carta quel Bari era una signora squadra. Purtroppo però il sogno serie A svanì ai play off. Si poteva fare di più?
“Il mio rammarico più grande è quello di non essere arrivati sino in fondo con la squadra che avevamo. Nella partita dei playoff contro il Novara fummo abbastanza sfortunati perchè mi feci male in un contrasto con Evacuo e lasciai il campo insieme ad un altro compagno infortunato. Ma dovevamo sopperire a quelle problematiche”.
Stagione successiva, quasi in fotocopia. Anche in questo caso cambio di guida tecnica: prima Stellone poi Colantuono, ma niente qualificazione ai playoff…
“Le aspettative erano alte perchè la squadra era forte e con mister Stellone giocavamo anche un buon calcio. Ma non facemmo male neanche con mister Colantuono. Poi non so cosa “cavolo” sia successo e non raggiungemmo neanche i playoff”.
Infine la stagione più amara. Quella con Fabio Grosso in panchina che si concluse con l’atroce fallimento. L’ultima di Tonucci al Bari…
“In quella stagione andai via a gennaio, perchè la società essendo in difficoltà, non mi rinnovò il contratto. Arrivò la proposta dal Foggia e decisi di trasferirmi nel capoluogo dauno. Sarei comunque rimasto a Bari ma il direttore Sogliano non mi voleva bene: fece di tutto per mandarmi via. Ero vice capitano di quella squadra, ma lui mi tolse la fascia per darla a Basha. In genere sono scelte che spettano all’allenatore, ma in quel periodo l’ex Ds biancorosso aveva molto potere. Da professionista accettai quella decisione senza far polemiche. Ma l’affronto più grosso fu nella gara di Carpi quando, con Diakitè fuori lista, mi ritrovai fuori squadra, con la società che dovette pagare una multa per far giocare Diakitè. Una scelta che mi fece molto male: ho cambiato tante squadre in carriera, ma piangere per una cessione non mi era mai capitato. Piansi come un bambino quando lasciai Bari e ricordo che molti tifosi biancorossi piansero con me”.
Che tipo era il presidente Giancaspro?
“Nonostante le problematiche che c’erano non ci ha mai fatto mancare nulla. E’ sempre stato presente e non ho nulla da dire contro di lui. Anche se i problemi sono venuti fuori dopo la mia cessione”.
Al suo fianco nella difesa biancorossa, c’è Valerio Di Cesare. Attualmente capitano quarantenne dei biancorossi e sempre tra i migliori in campo. Stupito?
“Assolutamente no. Valerio ha quel qualcosa in più che gli ha permesso d’arrivare sino a 40 anni in condizioni ottimali. A livello fisico è sempre al top. Ma la sua peculiarità è l’intelligenza nell’affrontare le varie situazioni di gioco. Quello che ha raggiunto è più che meritato”.
Intanto il Bari del neo tecnico Marino non se la passa bene. Troppi pareggi, pochi gol e, a distanza di anni, sugli spalti è tornata la contestazione verso la società…
“Non sono nessuno per poter giudicare quello che sta accadendo. Dopo aver sfiorato la serie A in quel modo, i tifosi si aspettavano qualcosa di più a livello di calciomercato. Il Bari è gestito da un grande direttore sportivo come Ciro Polito che ho avuto ai tempi della Juve Stabia, il migliore che c’è nella categoria. Se ha fatto queste scelte, sicuramente aveva i suoi motivi. Ai tifosi dico di continuare ad essere quello che sono sempre stati con la passione e l’amore che hanno per quei colori. Ai giocatori chiedo di sputare sangue e onorare la maglia che indossano sino all’ultimo secondo di ogni partita”.
Secondo lei, questo Bari ha un potenziale inespresso oppure no? Per il Ds Ciro Polito questa squadra è più forte di quella dello scorso anno.
“Conosco diversi calciatori del Bari come Aramu, Diaw, Di Cesare e tanti altri. Pe me la squadra non è più debole di quella dello scorso anno: sono in un momento negativo ma sono convinto che ne usciranno”.
E veniamo a questo Brescia Bari. Che partita si aspetta e per chi farà il tifo?”
Mi aspetto una partita combattuta perchè il Brescia è una buona squadra con un certo blasone alle spalle, ma il mio cuore è biancorosso e tiferò la Bari”.
Foto SSC Bari