Il capoluogo pugliese non traina in termini di ecosistema urbano sostenibile e green. È quanto emerso dal report di Legambiente “Ecosistema Urbano 2023”, realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, relativo alle performance ambientali dei comuni capoluogo di provincia
Bari, più nel dettaglio, si è piazzata al 90esimo posto. La graduatoria si basa nello specifico su 19 indicatori suddivisi in sei aree tematiche: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia. Per Bari si tratta di un risultato addirittura peggiore di quello precedente. Già nel 2022 infatti aveva registrato dati allarmanti piazzandosi all’85esimo posto. In generale, i dati riguardanti la Puglia non sono entusiasmanti. Lecce, che risulta la città più performante, si piazza al 40° posto della classifica generale dei 105 capoluoghi italiani. Seguono Taranto (67° posto), Brindisi (69°), Bari (90°) e Foggia, fanalino di coda della regione (al 93° posto). Tre dei 5 capoluoghi pugliesi hanno una dispersione idrica superiore al 25% nella rete cittadina e Bari, in particolare, supera il 42% su questo fronte. Per quanto riguarda la qualità dell’aria – tenendo a parametro i dati di salubrità previsti dall’OMS – i pugliesi che respirano meglio sono gli abitanti della città di Lecce, appena sufficiente il dato relativo a Bari e Taranto, gravemente insufficiente invece, evidenzia Legambiente, il dato di Brindisi e Foggia, per polveri sottili e agenti inquinanti. Sul piano della raccolta differenziata invece, solo il comune di Lecce riesce a superare il dato del 65%, tra il 30 e il 50% invece il dato dei comuni di Bari e Brindisi, al di sotto del 30% il dato di differenziata per Foggia e Taranto.
“Il quadro che restituisce il rapporto di Ecosistema urbano in Puglia indica chiaramente il percorso che dobbiamo seguire – ha spiegato Daniela Salzedo, direttrice Legambiente Puglia – per dar seguito alla transizione ecologica di cui parliamo da anni, è indispensabile rivoluzionare il concetto di ‘centro urbano’. In questi ultimi 30 anni abbiamo imparato a conoscerci, analizzando i bisogni dei cittadini e rapportandoli alla volontà degli amministratori di proporre una programmazione urbana in linea con le direttive dell’unione europee. Il dato positivo è la collaborazione nella stesura del report delle amministrazioni: chiaro segnale della volontà di migliorarsi. Di contro ci troviamo ciclicamente ad affrontare gli stessi problemi. Non ci sorprendono i dati pugliesi perché rappresentano in pieno il cambiamento che sta avvenendo e i settori su cui si deve intervenire in modo urgente. La prima delle pugliesi, Lecce, ha avviato interventi importanti sulla mobilità sostenibile e i risultati sono tangibili. Le altre città della regione rimangono nella parte bassa della classifica. In una regione come la Puglia che si sta proponendo in ambito internazionale come importante meta turistica, questi risultati sono inaccettabili” – ha concluso.
“Il modo migliore per rispondere alle trentennali emergenze urbane – commenta Mirko Laurenti, responsabile Ecosistema Urbano di Legambiente – è prendere esempio dalle esperienze virtuose, che già esistono anche in Italia grazie al lavoro fatto da alcuni sindaci coraggiosi e “visionari” e mostrare che i cantieri della transizione ecologica sono già esempi concreti che vanno seguiti e replicati. L’unica via sostenibile per rilanciare davvero il Paese, cominciando dalle città, è questa. Pianificando le realtà urbane del futuro con meno auto e mezzi meno inquinanti, più mobilità sostenibile ed economia circolare, più infrastrutture intelligenti e ultra-connesse”.
“Le città – dichiara infine Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – vanno ripensate come motori di un cambiamento capace di renderle vivibili e a misura umana, nonché laboratori fondamentali per il percorso di decarbonizzazione. Occorre infrastrutturarle, realizzando gli impianti industriali dell’economia circolare, riducendo le perdite nella rete di distribuzione dell’acqua, completando la rete di fognatura e depurazione delle acque reflue, facilitando la permeabilità del tessuto urbano alle acque piovane per adattarsi alla crisi climatica e ricaricare le falde, diffondendo le colonnine di ricarica elettrica negli spazi pubblici. Nei prossimi anni l’Italia dovrà moltiplicare i cantieri della transizione ecologica in tutte le città del nostro Paese, tema al centro del XII° congresso nazionale di Legambiente che si terrà a Roma dal 1 al 3 dicembre 2023 e della nostra campagna itinerante in corso. Siamo in grado di farlo, ma serve quella volontà politica, a livello nazionale e locale, che è mancata finora e che anno dopo anno diventa sempre più urgente”.
Per quanto riguarda la classifica totale: a trainare la classifica è Trento, seguita da Mantova e Pordenone. Tra le città del Sud spicca Cosenza, al settimo posto, dunque prima al Sud, seguita da Cagliari (16esimo) e Oristano (22esimo). All’89esimo posto si trova Roma. Fanalino di coda per Caltanissetta, Catania e Palermo rispettivamente al 103esimo e 105esimo posto (pari “merito” per le ultime due”. Anche per Milano, così come per Bari si sono registrate oscillazioni in negativo: dal 38esimo posto del 2022 è passata al 42esimo. Lo stesso per Firenze e Genova, slittate una al 53esimo, l’altra al 58esimo.
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