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Bari nei ricordi del passato: “Come era bello il maggio dei fiori”

Dall'assenza di pulizia e cura, sino alle usanze perse e agli spazi verdi sostituiti dai palazzi: tre baresi hanno raccontato come è cambiata Bari dagli anni 40 in poi

Pubblicato da: Francesca Emilio | Dom, 22 Ottobre 2023 - 13:50

La Bari di molto tempo fa? Era sicuramente più curata nei dettagli, più ordinata, più ricca di fiori e spazi verdi o per i ragazzi, ma anche più pronta a fare comunità e più sicura. Non si può dire se sia meglio oggi o prima, ma sicuramente è cambiata, in alcune cose in positivo, in altre in negativo”. E’ così che, alcuni cittadini, hanno descritto “La Bari che fu” rapportandola a quella di oggi, tra mutamenti dovuti agli anni che passano, ma anche a luoghi che oggi non esistono più, abitudini dimenticate e cittadini che, con il passare del tempo, non sono più “puri baresi”, ma si adattano a una città che diventa sempre più multiculturale.

Dal maggio dei fiori, ai campetti da calcio improvvisati o quelli costruiti appositamente che con il tempo hanno fatto spazio ai “troppi palazzi”, sino alle ville storiche, alcune delle quali oggi non esistono più o ai luoghi di ritrovo simbolo e alle usanze che pian piano sono scomparse facendo spazio, così come è normale nell’evolversi del tempo, ad altre, del tutto nuove e diverse da quelle di un tempo. Se per alcuni il capoluogo pugliese oggi è un luogo “bellissimo in cui vivere” nonostante alcuni difetti, per altri, invece “è un luogo da cui scappare”. Lo abbiamo chiesto a tre cittadini, un’ottantenne, un settantenne e una sessantenne che hanno affidato a Borderline24 i ricordi, ma anche i dubbi relativi al presente e al futuro.

“A fine anni 40 – ha raccontato Nicola, cittadino 84enne che oggi vive a Carbonara – Bari si presentava come una città particolarmente curata. C’erano fiori e composizioni molto belli. Una cura così minuziosa che sfociava poi nel maggio dei fiori, una sfilata molto bella che si è tenuta dal 51 al 68 di cui poi si sono perse le tracce. Bari, a maggio, si vestiva a festa e le strade erano piene di carri adornati con i fiori. Non solo. Sempre all’epoca qui si svolgeva un gran premio automobilistico, da qui sono passati tantissimi piloti di lustro. A quell’epoca anche la malavita era diversa, il traffico di droga quasi non esisteva. Nel corso degli anni la situazione è peggiorata ed è aumentata anche la delinquenza. Prima ci si sentiva più sicuri. Così come si è evoluta la società, si è evoluta anche la città, non sempre in meglio, anche se Decaro oggi ha reso Bari un vero e proprio gioiello del Sud” – ha sottolineato ricordando poi alcuni momenti particolari vissuti in città, ma anche in periferia, nello specifico a Palese, dove con la sua famiglia, si recava al mare in particolare in estate.

“Ricordo con grande piacere i costumi diversi – prosegue – i giovani di oggi si agitano troppo in mezzo a una moltitudine chiassosa, sembrano burattini pilotati da un burattinaio. Prima era diverso, c’era una cultura diversa e la nostra città non aveva ceduto il passo a questo caos. Come tutti i luoghi, con il passare del tempo, si evolvono. Sono nato praticamente a Carrassi, per poi trasferirmi. Allora Carrassi era un rione estremamente limitato, andava da poco più del carcere, fino alla scuola Carlo del Prete. La vita si svolgeva in corso Sicilia, piena di ville che fino a poco tempo fa erano sotto la tutela della sovrintendenza delle belle arti. Era il luogo in cui venivano a villeggiare i baresi benestanti. Oggi molte ville non ci sono più. Passavo invece spesso l’estate a Palese. Sul lungomare allora non c’erano ristoranti, non c’era nulla. Ricordo ancora i contadini fare il bagno con i cavalli. Solo a fine anni 40 sono comparse le prime baracche, ricordo che si compravano le cozze. La gente si sedeva sul lungomare e mangiava cozze e provolone. Poi pian piano è il movimento è cresciuto e sono nati i ristoranti storici, come il famoso da Tommaso, poi scomparso. A Palese c’era anche “La capannina”, un night rinomato che poi è fallito”. Sulla Bari di oggi il cittadino non ha dubbi. “Bella, ma poco curata nei dettagli – sottolinea – Corso Vittorio Emanuele ad esempio? Molto bella, ma vedere il teatro Margherita non illuminato la sera è un pugno nell’occhio. A Bari oggi mancano luoghi intimi o spazi in cui passare momenti piacevoli, così come era un tempo. Sopra la Saicaf c’era un terrazzino con una sala cinematografica che funzionava d’estate. Così come di fianco al carcere c’era un campo da calcio, si allenava il Liberty, una squadra secondaria al Bari calcio. Ha giocato in serie minori, ma ha tirato fuori campioni. Prima c’erano più spazi sterrati, meno palazzi, ma tanti luoghi in cui incontrarsi e fare comunità”- ha concluso.

Parole a cui fanno eco quelle di un altro cittadino, 70enne, cresciuto invece nel quartiere Libertà. “Ricordo ancora le lunghe salite per arrivare nel mio appartamento, vivevo in uno dei pochi palazzi alti, di cinque piani. Oggi a Bari hanno costruito tanto, ma in alcuni casi mancano luoghi che possano essere realmente vivibili dai cittadini, in particolare dai giovani. Prima, a differenza di oggi, si conoscevano i nomi di tutti i vicini. Ricordo ancora che ci si incontrava tutti a casa dell’unico vicino, quello benestante, per guardare la tv, era l’unico che ce l’aveva. In corso Mazzini, vicino al Bianchi Dottula, lì dove oggi c’è il parcheggio c’era uno spazio verde. Certo era abbandonato e spesso vittima degli incivili, ma ricordo con gioia che lo utilizzavamo per giocare. Facevamo ogni tipo di gioco, dal calcetto al “Savoia”, un gioco che consisteva nel lanciare sassi, abbastanza pericoloso, in effetti. Ma erano altri tempi. Quando tornavo a casa pieno di ferite la nonna mi medicava con un fazzoletto imbevuto di vino. I ragazzi di oggi crescono senza questi spazi a disposizione ed è questa forse la cosa in cui la Bari di oggi pecca di più. Ricordo i mercati aperti fino a notte fonda nel periodo di Natale, il maggio dei fiori, ma anche le bande musicali militari che suonavano allo stadio. Un altro ricordo bellissimo è la Fiera del Levante piena e viva, ci arrivavamo con la carrozza oppure qualcuno si attaccava dietro ai filobus, quella settimana la città, in particolare la nostra zona, era vestita a festa, oggi non è più così.

“La Bari dei miei tempi? La ricordo con più gioiaha raccontato infine una sessantenne – c’era più vita comune e condivisa, più pulizia, più attenzione ai dettagli, dal centro alla periferia, ma c’era anche molto più spazio per i cittadini. Quello che ricordo con più piacere è il verde, ma anche gli spazi vuoti di campagna e un attenzione che non si limitava solo al centro cittadino, quasi per facciata, ma coinvolgeva diverse zone. Con il passare degli anni sono stati dati troppi permessi per costruire e non si è pensato di mettere dei vincoli per non far perdere la bellezza di questa città che io amo e amavo molto più prima per la possibilità di arrivare o vedere sempre il mare. Avrei preservato alcune cose antiche, come vecchi palazzi, vecchie ville, i San Pietrini, ma anche piazze con un verde rigoglioso che oggi ha fatto spazio a degrado e abbandono e spesso anche a troppe case. Noi potevamo camminare sereni, forse c’erano meno macchine, ma non è questo il punto: bastava limitare le costruzioni, lasciare i pezzi di storia e il verde che c’era e aggiungerne altro, prendendosi cura del patrimonio che ci hanno lasciato i vecchi cittadini. Spero che il futuro, per Bari, abbia in serbo questo, una riqualificazione che sia un po’ un ritorno al passato per certi versi, perché noi ci siamo evoluti, si, ma chi ha vissuto prima di noi aveva pensato a tante cose che oggi sembrano meno importanti, ma renderebbero la città di nuovo dei cittadini e dei ragazzi in modo particolare” – ha concluso.

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