Dal 5 maggio 2023 è scattato il fermo sulla pesca dei ricci nei mari pugliesi per i prossimi tre anni. Questo consentirà il ripopolamento dei fondali a rischio desertificazione a causa del prelievo massiccio degli ultimi anni. Secondo il legislatore infatti, non basta il periodo di fermo biologico nei mesi di maggio e giugno, serve uno stop di tre anni per lasciare ai ricci tempo e modo per riprodursi. Questa decisione bloccherà per 3 anni l’attività lasciando senza lavoro e senza reddito 200 pescatori subacquei in Puglia.
“A noi i ricci davano da vivere – racconta sconsolato infatti un pescatore di N’ dèrr’a la lanze – Un fermo di tre anni è troppo”. Secondo quanto racconta l’uomo “A Bari con gli scarichi e le fogna hanno distrutto il fondale e di conseguenza i ricci. Hanno compromesso – precisa la loro radice”. Per il pescatore inoltre: “Due mesi di fermo sono sufficienti per far ripopolare i fondali. Il divieto di pesca infatti non garantisce la riproduzione, anzi. Se i ricci non li togli dal fondale – conclude – non crescono”.
Coldiretti Puglia solo qualche mese fa ha chiesto all’assessore regionale all’Agricoltura Donato Pentassuglia l’attivazione di un tavolo di confronto che porti alla riapertura della pesca di ricci di mare ai pescatori subacquei professionisti, regolarmente dotati di licenza, consentendo la pesca anche in un periodo più ridotto dell’anno, diminuendo il numero di esemplari prelevabili ai fini commerciali per salvaguardare così il periodo riproduttivo che va da gennaio ad aprile per andare incontro alle esigenze turistiche e lasciando a disposizione un ampio periodo di tempo di assoluto riposo durante il quale garantire ai ricci di mare di vivere e riprodursi.
Nei mesi di pesca deve essere attivata una piattaforma telematica con comunicazione giornaliera delle vendite di ricci di mare, con indicazione dei dati dei destinatari del prodotto, agevolando – afferma Coldiretti Puglia – i controlli da parte delle autorità preposte ai fini del monitoraggio vendite di Ricci, creando così una sorta di “percorso del riccio di mare” che potrebbe diventare anche un marchio di qualità per il consumatore, mentre nei mesi di fermo pesca è stato proposto di diversificare l’attività dei pescatori subacquei alla luce delle sempre maggiori restrizioni all’attività di pesca – aggiunge Coldiretti Puglia – utilizzandoli per la manutenzione ed il ripristino dei fondali marini tramite il recupero di reti e altro materiale adagiato sul fondo.
Al contempo vanno intensificati i controlli per la pesca abusiva ed indiscriminata, indicando – insiste Coldiretti Puglia – regole più certe riguardo la produzione e la vendita di polpa di riccio, la cui produzione danneggia per tutto l’arco dell’anno la popolazione di ricci di mare (provenienza della materia prima), realizzando una piattaforma di denuncia pesca illegale dove chiunque può segnalare alle autorità tutte le attività di pesca illegale.
Occorre, infine, un tavolo tecnico – conclude Coldiretti Puglia – tra pescatori subacquei professionali, associazioni di categoria, WWF, ed Università per portare avanti il monitoraggio, oltre a studi e ricerche sull’andamento della riproduzione del riccio di mare.