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Un bambino su tre rifiuta il cibo nelle mense scolastiche: il report

Un altro 31% ha "paura di assaggiare nuovi piatti". Bari si distingue per i cibi biologici

Pubblicato da: redazione | Dom, 15 Ottobre 2023 - 13:37

Scarso consumo di cibo nelle mense delle scuole italiane tanto che il 35% dei bambini ‘rifiuta di mangiare a priori’ mentre il 31% ha ‘paura di assaggiare nuovi piatti’ e solo il 14% sembra ‘mangiare con gusto’. Questo quanto emerge dall’8/o Rating dei menu scolastici, l’indagine annuale di Foodinsider che fotografa lo stato delle mense e ne traccia l’evoluzione, per scoprire la quantità di scarti, le best practice e i Comuni che migliorano anche grazie all’applicazione dei Cam, i Criteri Ambientali Minimi, la legge che trasforma la mensa in uno strumento di sviluppo del territorio in chiave sostenibile. In particolare migliora un menu su tre, ma aumenta del 6% il cibo processato. Per quanto riguarda la classifica delle città che si distinguono per le buone performance sono Fano, Cremona e Parma i centri che restano sempre in testa. Ottimi anche i menu di Jesi, Sesto Fiorentino, Rimini, Ancona, Bergamo, Perugia e Mantova.

Grande assente il Sud con solo la Puglia che offre qualità con Lecce, Brindisi, e Bari che eccelle per il biologico. Sul fronte dei controlli, l’indagine ricorda che dalle ispezioni dei Nas una mensa su tre risulta non in regola: erano il 25% ‘non conformi’ nel 2016, il 36% nel 2018 e il 31% nel 2023, con un trend in miglioramento, secondo i dati dell’anno scolastico 2022/23, dopo la fine del Covid, con 1 Comune su tre che sta facendo meglio.

Menu più equilibrati, a minore impatto ambientale, con i legumi che aumentano e diventano un secondo piatto in un terzo delle liste analizzate, riduzione della plastica, più prodotti locali e di origine biologica. “Il legame con il territorio è uno dei focus dell’indagine di quest’anno – spiega Claudia Paltrinieri, la presidente di Foodinsider – perché abbiamo voluto dimostrare come la mensa sia già una leva di sviluppo del territorio da cui si rifornisce restituendo ricchezza”. Dall’analisi emerge che un buon 29% delle mense del campione analizzato è ben radicato sul territorio da cui si rifornisce con più di 10 prodotti locali a settimana e un 13% che ne acquista almeno 5. Tre le best practice: la mensa scolastica gestita dal comitato genitori di Faedis, in Friuli Venezia Giulia, che da più di 20 anni si occupa degli acquisti, in prevalenza di biologico, da produttori locali; la mensa del Comune di Fano, nelle Marche, che non a caso è conosciuto come la ‘città dei bambini e delle bambine’ e da tre anni è in cima alla classifica. La terza realtà virtuosa si chiama Laore, l’agenzia per lo sviluppo rurale della Sardegna, che da più di 10 anni ha avuto mandato dalla Regione per sviluppare progetti di formazione degli insegnanti, e ha introdotto la rete delle fattorie didattiche.

Tanti però ancora i tasselli mancanti nel processo di miglioramento: “Più cucine dentro o vicino alle scuole, monitoraggio degli scarti, continui percorsi di formazione degli insegnanti e di educazione dei bambini e delle famiglie”, rileva Paltrinieri. “Obiettivi raggiungibili – aggiunge Francesca Rocchi, vicepresidente di Foodinsider – con un sistema premiante che potrebbe finanziare quei Comuni che più investono”. Il Pnrr, sottolinea Foodinsider, ha previsto investimenti per interventi di edilizia per la riqualificazione o costruzione di mense scolastiche, destinando il 57,68% delle risorse al Mezzogiorno. “Tuttavia – si sottolinea nell’indagine – con assegnazioni per 231 milioni di euro, il valore dei progetti presentati dai comuni meridionali non ha superato i 175 milioni”. Ne dà notizia l’Ansa.

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