“Il borgo antico ormai è un albergo diffuso, i cittadini vanno via. Così rischiamo di perdere la nostra identità, si seguono sempre meno le tradizioni, ma qualcosa per fortuna si salva ancora”. A raccontarlo a Borderline24 è Michele Fanelli, del circolo Acli – Delfino di Bari vecchia, fortemente preoccupato per la possibilità che, a lungo andare, l’identità della città vecchia possa smarrire.
Dai residenti sempre più propensi ad andare a vivere altrove alla zona che diventa “albergo diffuso” e, con la marcata presenza degli stranieri, perde gradualmente quelle abitudini che, di fatto, rendevano vive le tradizioni, da quelle più note, a quelle che si consumavano nei vicoli “grazie alla presenza di chi le preservava”. “Le tradizioni erano e sono la vita del territorio – ha spiegato Fanelli – fino agli anni 60 la vita di questo luogo era in strada poi, con la decaduta della città vecchia, negli anni 80-90, le tradizioni sono scomparse dalla strada, ma non sono morte del tutto. Oggi però la situazione è diversa, più si spopola la città vecchia, più si rischia di non avere memoria. Parlarne è importante” – ha proseguito citando le tradizioni in uso, ma anche quelle perse.
“Abbiamo recentemente ripreso la tradizione della vigilia di San Giovanni – continua nel racconto – è scomparsa dalla strada perché le strade non sono più sicure. Molte tradizioni si sono chiuse nelle case, ma per fortuna non si sono perse. Molte tradizioni sono ancora oggi legate alla religiosità e al mondo popolare. San Giovanni, secondo la tradizione, dormì per tre giorni fino a quando Gesù non lo svegliò per ricordargli dell’onomastico. Proprio per questo, a mezzanotte, si veste a festa il vicolo, nel tentativo di risvegliare San Giovanni, imbandendo una tavola dove un tempo, con il vicinato, si mangiavano l vrmcidd di San Giovanni e si finiva con il frutto di stagione, i fioroni. Un’altra tradizione legata alla fede popolare è quella dedicata alla Madonna delle galline, che si celebra il 15 settembre. Spesso non ci pensiamo, ma questa tradizione ha segnato la storia cittadina, ma anche quella regionale. Nel 1911 nasce il Bari calcio, il galletto come logo è riferito proprio a questa tradizione che un tempo era più importante di San Nicola. La processione poi è stata cancellata per via dei problemi al traffico. Oggi si è persa, ma ne resta una testimonianza unica che narra della nostra identità. Poco prima, l’8 settembre, si celebrava invece la Madonna delle Grazie. Quel giorno, alla fine della messa, veniva dato un percoco. Nella chiesa di San Luca accade ancora. Ci sono tradizioni che sono rimaste molto più vive di altre, come quella di San Nicola. Altre che invece restano vive grazie alla memoria di chi le tramanda, ma non vivono più nei vicoli, anche se c’è maggiore attenzione per alcuni dettagli, come non far morire alcuni termini dialettali” – ha sottolineato ancora.
Attualmente però Bari vecchia sta cambiando i connotati. Sempre più popolata da turisti oggi vede moltissime case svuotarsi dei cittadini, in alcuni casi, anche per via della criminalità. “La globalizzazione non favorisce la tradizione, la penalizza – ha detto infine Fanelli – è importante che ci sia ovviamente, ma senza rinunciare alla bellezza della baresità e della nostra identità. Oggi qui è un grande albergo, ci sono troppi b&b, la gente va via e si perde molto di quello che è stato. I vicoli stanno morendo, molti cittadini che curavano le edicole votive non ci sono più. Tante sono spende, nessuno le accende più. Non è bello. A tutto c’è un limite, bisogna puntare molto sul far conoscere la storia dei territori in cui siamo nati, serve trovare un compromesso per avere tutto: turisti e tradizioni” – ha concluso.
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