Mentre parte una magra stagione di raccolta delle olive, con un volume atteso sotto le 300 mila tonnellate, già a settembre l’impennata del prezzo dell’olio in Italia ha raggiunto 9,11€/KG. E’ quanto rilevato dall’Osservatorio di Certified Origins, secondo il quale la Puglia si conferma come la regione con il maggiore volume di produzione (70%), seguita da Sicilia e Calabria (15%), Toscana, Liguria e la regione del Garda. A far proseguire l’aumento dei prezzi a livello globale, il fatto che Spagna e Grecia soffrono gli eventi climatici, evidenzia il report mensile di settembre sul mercato dell’Olio d’Oliva realizzato da Certified Origins, tra i principali produttori di olio d’oliva a livello mondiale. Le piantagioni iberiche sono responsabili per quasi la metà della produzione mondiale e hanno sofferto di un lungo periodo di siccità, con ondate di caldo durante il 2022 e 2023, che hanno dimezzato il numero di olive disponibili per la precedente raccolta.
Le piogge recenti offrono un po’ di sollievo agli oliveti, ma le prospettive per la prossima campagna in Spagna rimangono generalmente pessimistiche. La carenza di olio proveniente dai produttori spagnoli e i consumi globali mediamente stabili durante gran parte del 2023 hanno ridotto drasticamente le scorte disponibili per i mercati europei ed esteri, con un aumento sensibile dei prezzi e tensione sul mercato per la campagna in arrivo a cavallo del 2023/2024. In Italia. I dati dell’Ismea rivelano un aumento dei prezzi dell’Olio Extra Vergine di Oliva, passando da un già elevato 8,03 €/Kg a luglio a un ancor più alto 9,11 €/Kg a settembre. Questo aumento si riflette su tutto il settore, con una pressione crescente sia per i produttori che per i consumatori, e particolarmente per coloro che sono alla ricerca di un olio d’oliva tracciabile, di alta qualità e senza pesticidi. Non tutte le catene di distribuzione hanno aggiornato i prezzi a scaffale in linea alle dinamiche del mercato. Dove questo aggiornamento è stato effettuato, si nota una contrazione dei consumi di circa il 15-20%. In altri Paesi, come la Spagna o la Grecia, questa contrazione è stata pari rispettivamente del 20-25% e del 40%.