I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari stanno dando esecuzione a un decreto di sequestro di prevenzione – emesso, su richiesta della Procura della Repubblica, dalla III Sezione Penale del locale Tribunale, in funzione di Tribunale per la prevenzione – avente per oggetto beni del valore di circa 1 milione di euro, riconducibili a un soggetto barese. L’esecuzione del provvedimento rappresenta l’epilogo di complessi accertamenti finalizzati alla ricostruzione del profilo di pericolosità sociale del “proposto” e all’individuazione degli “asset” patrimoniali e finanziari riconducibili al medesimo e ai componenti del nucleo familiare.
Il destinatario della misura di prevenzione sarebbe stato, difatti, riconosciuto quale soggetto connotato da una pericolosità sociale “generica” alla luce del suo coinvolgimento, dagli anni novanta sino ad oggi senza soluzione di continuità, in molteplici indagini concernenti, in particolare, gravi delitti contro il patrimonio (furto, ricettazione, rapina ed estorsione), commessi con modalità professionali, anche con violenza alla persona e con l’uso di armi. Tali condotte avrebbero consentito al “proposto” di accumulare un patrimonio di cui altrimenti non avrebbe potuto disporre e di godere di un tenore di vita sproporzionato rispetto ai redditi leciti dichiarati.
L’indagine economico-patrimoniale dei finanzieri, che ha avuto ad oggetto un periodo temporale molto ampio (2008-2022), è consistita, tra l’altro, nell’analisi di copiosa documentazione, tra cui i contratti di compravendita dei beni e numerosi altri atti pubblici che hanno interessato nel tempo l’intero nucleo familiare investigato, verificando poi, per ogni transazione, le connesse movimentazioni finanziarie sottostanti alla creazione della provvista economica. Il materiale così raccolto è stato oggetto di circostanziati approfondimenti investigativi che hanno permesso (secondo l’impostazione accolta dal Tribunale di Bari, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) di verificare come la capacità reddituale lecita, oltretutto quasi inesistente, del “proposto” e dei suoi familiari non fosse tale da giustificare, complessivamente, l’accrescimento patrimoniale avvenuto negli anni in cui si è manifestata la pericolosità sociale del soggetto investigato.
In particolare, quest’ultimo, nel periodo in cui si è reso responsabile di numerosi delitti lucrogenetici, avrebbe acquisito ingenti disponibilità finanziarie impiegate anche per l’acquisto di immobili e autovetture, ricorrendo all’intestazione ai propri congiunti, al presumibile fine di eludere possibili interventi ablatori.