Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Finimondo”
“La musica di un tempo era immortale. Quella di oggi è per giovani e si brucia presto” – Mogol
Queste le parole di uno dei più grandi maestri di tutti i tempi e forse anche il pensiero di molti di noi.
Vero, la musica è fortemente associata ad un gusto personale e probabilmente anche ad un vissuto personale e soggettivo, ma impossibile non ammettere che ancora oggi, suonano come “perle rare”, alcune canzoni di un tempo.
Senza tempo è infatti la bellezza di brani di grandi artisti del calibro di Battisti, Dalla, Mina o ancora Morandi, Tenco e potremmo nominarne molti altri ancora. Brani dai testi sempre attuali, dalle sonorità comunque attuali e piacevoli.
Quante volte, infatti ti è capitato di ascoltare nuove canzoni remixate con vecchi successi?
Vecchie hit riutilizzate e rielaborate
Forse per mancanza di idee o forse per tributo ai big, spesso i cantanti di oggi recuperano vecchie hit del passato e le riutilizzano rielaborandole. Dopo esser diventata ormai consuetudine negli Stati Uniti, questa tendenza ha preso ormai piede anche in Italia.
Basti pensare alla recente “Finimondo” di Myss Keta che recupera “Il capello” di Edoardo Vianello vincendo il primo, doppio, Disco di platino della sua carriera, o ancora a “La notte di San Lorenzo” di Luchè che campiona “Je sto vicino a te” del concittadino artista Pino Daniele. Mondo Marcio realizzò un album, “Nella bocca della tigre”, contenente canzoni scritte su campionamenti di brani di Mina, da “Parole parole” a “Un anno d’amore”.
Possiamo anche citare “90 Special” di Sfera Ebbasta che ha un chiaro ed evidente riferimento a “50 Special” del nostro amato Cremonini, autore della canzone originale che tuttavia compare correttamente tra i crediti del pezzo.
La strategia di Marketing
Se in alcuni casi il rimando a queste vecchie hit è un sincero omaggio, in altri è semplicemente una strategia di Marketing. Merck Mercuriadis, il fondatore di Hipgnosis Songs Fund, società di investimenti quotata in borsa che opera in ambito musicale, ha infatti spiegato in un podcast che la strategia funziona in quanto “i vecchi successi fanno già parte del tessuto delle nostre vite”. E’ come se ci fossero già familiari e quindi li accettiamo e riconosciamo con più facilità rispetto a nuovi pezzi. Perché la musica non è solo semplice successione di note ma tra le note ci sono spesso i nostri ricordi, le nostre emozioni.
Uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports dal gruppo dell’University College di Londra, ha infatti riscontrato che al nostro cervello bastano da 100 a 300 millisecondi per riconoscere un brano familiare. Il cervello è quindi in grado di riconoscere molto rapidamente i brani familiari archiviati nella personale classifica dei preferiti della nostra memoria e dunque anche un nuovo brano, contenente una parte di quello familiare, facilmente rientrerà nelle nostre preferenze.
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