In Italia 82mila pazienti sono vivi dopo una diagnosi di tumore allo stomaco. Viene ancora erroneamente ritenuto una patologia rara ma la “sua incidenza è in crescita” e “i sintomi sono sottovalutati oppure scambiati con gastriti”. E solo in 3 regioni sono attivi dei Percorsi Diagnostico Terapeutico Assistenziale: Piemonte, Veneto e Campania. E’ la denuncia che arriva dal convegno ‘Tumori dello stomaco e del colon-retto: il paziente al centro del cambiamento’, organizzato a Roma dall’associazione Vivere Senza Stomaco dopo un Tumore: Si Può!, insieme a Europa Colon Italia e Digestive Cancers Europe. Il carcinoma gastrico è una neoplasia molto aggressiva con tassi di sopravvivenza a cinque anni di poco superiori al 30%. “La prognosi è infausta – aggiunge Saverio Cinieri, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica – a causa soprattutto dell’alto tasso di recidive anche dopo un intervento di chirurgia radicale. Inoltre le diagnosi sono spesso tardive e ciò non favorisce l’efficacia dei trattamenti. Tuttavia grazie all’introduzione di anticorpi monoclonali, negli ultimi dieci anni abbiamo avuto decisi miglioramenti”.
E’ una malattia molto complessa da affrontare ed è essenziale un approccio multidisciplinare. “Questo – conclude Riccardo Rosati, Direttore Unità di Chirurgia Gastroenterologica dell’Irccs San Raffaele di Milano – può essere garantito anche attraverso la creazione di percorsi condivisi, come quelli stabiliti dai Percorsi Diagnostico Terapeutico Assistenziale (Pdta)”. “Vanno subito attivati, e resi operativi in tutta Italia i Pdta – sottolinea Claudia Santangelo, presidente di Vivere Senza Stomaco dopo un Tumore: Si Può! – con dei percorsi dedicati specifici per migliorare l’assistenza a pazienti colpiti da una malattia a prognosi particolarmente infausta”. Così come gli alimenti a fini medici speciali di cu questi pazienti necessitano, “vanno inseriti nei Livelli Essenziali d’Assistenza”.