“Dopo essere entrato al cambio dell’ora, alle 9,45, ero in cattedra, vedo correre un alunno verso di me: mi punta e spara. Sono rimasto scioccato, non sono riuscito a capire cosa fosse accaduto, è stata una questione di secondi. Ho chiamato subito la vicepreside, i colleghi sono venuti immediatamente ed hanno rimproverato i ragazzi. Dopo, alcuni tremavano e balbettavano; molti solo in un secondo momento hanno capito la gravità di quanto avvenuto, ma al momento, per loro, si trattava solo di una bravata. Ho deciso di non sporgere denuncia per non rovinarli penalmente ma di dare una pena severa dal punto di vista scolastico”. A parlare in video a Repubblica è Pasquale Pellicani, docente di diritto ed economia all’istituto tecnico Romanazzi di Bari, che si è visto sparare da un alunno di 17 anni, ieri, alcuni pallini di plastica.
“Pensavo si trattasse di una pistola vera”, racconta il docente, secondo il quale “c’è poca sicurezza nelle scuole, i ragazzi possono portare di tutto, io pretendo che chi entra in classe sia pulito”. “Questo – secondo il professore – è un gesto di bullismo: ‘ti faccio vedere che sono più forte di te, ti posso mettere i piedi in testa, e faccio ridere la classe’, questo è il significato. Il ragazzo dice che non sapeva che la pistola era carica, ma io non ci credo”. “Soffrono di dipendenza dal cellulare, sono vittime del revenge porn. Ed hanno il vizio di filmare i docenti, è grave, a mia insaputa mi hanno filmato in passato, mentre facevo lezione in un’altra scuola”, prosegue Pellicani che si dice “a favore dell’espulsione”. “Le risposte dei ragazzi al gesto sono allarmanti: ‘ho portato la pistola per giocare, per sparare’. In realtà, uno ha portato l’arma, l’altro ha messo in atto il gesto. Servono provvedimenti serissimi, secondo me, o la scuola la possiamo chiudere”.