La linea dura arriva dalla Corte di Cassazione che con la sentenza n. 38448 pubblicata il 20 settembre 2023 della Quinta Sezione ha chiarito che integra nel reato di stalking il corteggiamento insistente, molesto e non gradito dalla persona offesa che le provoca ansia, paura e disagio. Dunque rischia grosso chi perseguita una collega con un corteggiamento incessante: può essere condannato per stalking e finire in carcere senza condizionale.
Nel caso di specie la Suprema Corte ha confermato la reclusione a carico di un impiegato che tormentava la collega mettendosi sempre in mezzo, inviandole messaggi e regali indesiderati. Ad avviso del Collegio di legittimità, infatti, di cui ha scritto il sito Cassazione.net, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il motivo è fondato e, al riguardo, hanno ricordato che “La condotta illecita si configura quando è volta a instaurare un rapporto comunicativo e confidenziale con la vittima, a ciò manifestamente contraria. E ciò con un comportamento fastidioso, pressante e diffuso reiterazione di sequenze di saluto e contatto, invasive dell’altrui sfera privata, con intromissione continua, effettiva e sgradita nella vita della persona offesa e lesione della sua sfera di libertà.
L’uomo è stato punito con il cosiddetto dolo generico che connota l’elemento soggettivo del delitto di atti persecutori ed è integrato proprio dalla volontà di porre in essere le condotte di minaccia e molestia nella consapevolezza della idoneità delle medesime alla produzione di uno degli eventi alternativamente previsti dalla norma incriminatrice.