E’ stato necessario ricorrere a due gradi del giudizio della Giustizia Amministrativa (Tar Puglia e Consiglio di Stato) affinché venisse riconosciuto al Comitato di cittadini, Fronte del Porto, ed ai suoi portavoce Silvana Grilli e Matteo Magnisi, seguiti legalmente dall’avv. Luigi Campanale, il diritto di accedere agli atti del progetto esecutivo del dragaggio dei 13 metri di fondali del mare di Marisabella del porto di Bari e la provenienza delle risorse pubbliche impiegate, “di gran lunga superiori all’appalto aggiudicato, per la sua realizzazione tutt’ora in corso”, secondo il comitato.
“A 33 anni dalla più importante legge nazionale sulla trasparenza degli atti amministrativi (Legge 241/90) e a 13 anni dalla nascita del Codice del Processo Amministrativo (CPA Dlg. 104/2010), la cui naturale applicazione dovrebbe ritenersi ormai pacifica, consentendo l’accesso agli atti, si è purtroppo registrato un braccio di ferro per conoscere gli atti di una delle opere pubbliche più controverse nella storia della città di Bari – si legge in una nota del comitato – sul piano della fragilità idrogeologica dell’ area interessata con una prima colmata di 200.000 mq di mare, utilizzata per un parcheggio dei Tir ,realizzata a fine anni 90 e con la successiva di 300.000 mq di mare, purtroppo in corso di realizzazione dal mese di giugno dello scorso anno con la creazione di un’ area di asfalto che per le sue dimensioni non risulta mai essere stata realizzata in mare nel nostro paese. Tutto ciò in stridente controtendenza con quelle che oggi sono le misure, da ogni parte auspicate, per la mitigazione del clima anche e forse soprattutto per i nefasti effetti dell’aumento della temperatura che l’imponente isola di calore della Colmata di Marisabella procurerà in un’area urbana a forte densità abitativa che sarà soggetta, peraltro, a un macroscopico aumento del traffico dei Tir nel quartiere Libertà della città di Bari”.
“L’Autorità Portuale di Bari e Il Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche della Puglia e Basilicata dovranno ora rilasciare ai cittadini la documentazione richiesta, oltre un anno fa, i cui contenuti saranno resi pubblici non appena in suo possesso. Ciò sempre e solo sulla base della sentenza che il Consiglio di Stato ha pubblicato il 13 settembre 2023”. (foto repertorio)