“La periferia è sempre più ai margini e noi, soprattutto i più giovani, non esistiamo”. Inizia così il racconto di un papà residente nel Municipio 5, in particolare a Catino, fortemente preoccupato per le condizioni in cui verte il quartiere dove, evidenzia “non c’è nulla, né per gli adulti, né per i piccoli e i politici si affacciano solo quando devono farsi vedere”. Dal degrado, tra erba incolta, strutture abbandonate e fatiscenti, piene di rifiuti, sino all’assenza di spazi che possano rendere “vivo” il territorio, ma non solo. Secondo alcuni, Catino e San Pio, sono oggi quartieri completamente dimenticati e distanti chilometri dal centro città, pur essendo a tutti gli effetti Bari, “di cui si parla solo per giocarsi la carta dell’attenzione agli emarginati ma di cui, nei fatti, non interessa nulla a nessuno”.
“Ci hanno messo venti giorni per iniziare a fare i lavori della fogna – racconta il papà – quasi ogni giorno ho segnalato il problema, con il liquame che pian piano andava nella fogna bianca. Nessuno si è fatto vedere, fino a pochi giorni fa. Se ci si guarda intorno c’è solo degrado, i bidoni, alcuni dei quali incendiati e pieni di rifiuti (foto) che svuotano quando vogliono. La favola del campo da rugby non regge qui a Catino, quello era un bellissimo campo da calcio che hanno distrutto, noi abbiamo bisogno di molto altro. Possibile che in tanti anni abbiano pensato ad una sola struttura sportiva? Possibile che sia così fatiscente? Possibile che sia sempre necessario pensare di andarsene e non di costruire qualcosa di buono nel luogo in cui si è scelto di vivere? Le associazioni ci provano, ma questo quartiere resta un luogo spettrale completamente abbandonato dalle istituzioni che lo utilizzano come vetrina per farsi belli nei momenti necessari e poi lo lasciano di nuovo in balia del nulla” – ha concluso. Parole a cui fanno eco quelle di un’altra cittadina, residente in zona San Pio.
“L’Amiu ha sponsorizzato tanto la rimozione dei rifiuti dall’ex mercato, eppure le montagne di immondizia sono ancora lì – spiega – so bene che in questo caso la colpa non va all’amministrazione, ma ai cittadini che non ci provano neanche a differenziare praticando l’inciviltà come usanza comune, ma la verità è che se le istituzioni fossero presenti, la situazione non sarebbe la stessa. Non basta mettere un supermercato nuovo, non basta farsi vedere ogni tanto e promettere progetti su progetti, qui ci vuole presenza costante. I nostri figli non hanno nulla, devono spostarsi e non ci sono neanche mezzi di trasporto sicuri e affidabili con i quali farlo. Ci sono tante belle strutture scolastiche ormai vuote che potrebbero essere affidate ad associazioni del territorio, senza contare la scuola di Catino, con una palestra e all’esterno un enorme giardino che potrebbero essere polo di attrazione per attività sportive e culturali. L’hanno riattivata solo come hub per i vaccini, preoccupandosi addirittura di posizionare le insegne, quando qui manca tutto. Costruire qualcosa e poi lasciarlo marcire, abbandonato a sé stesso, come tutte le cose che hanno fatto qui nel tempo, non basta. Sarà sempre la stessa storia”- ha concluso.
Percorrendo le vie dei due quartieri in questione, a parte poche attività e pochi spazi, sembra di camminare in un luogo “fantasma”, dove, evidenziano alcuni “si fa gara a chi rientra prima, perché dopo una certa ora fa paura”. Ma le lamentele arrivano anche da Palese e Santo Spirito. Già in passato, in particolare in merito ad alcuni episodi di violenza avvenuti, molti genitori avevano lamentato l’assenza di spazi per i ragazzi e, inoltre, uno stato di abbandono che diventa sempre più “ingombrante”, così come i rifiuti e il degrado che fanno da sfondo a diversi scenari, dalle campagne, al lungomare. Adesso, alcuni, stanno addirittura pensando di manifestare. “Non se ne può più – racconta un residente di Palese – palazzi su palazzi, ma servizi sempre peggio di ieri. Qui non si può vivere, anche camminare è diventato pericoloso, ci sono soprattutto auto e marciapiedi o rotti o stretti. Senza contare che non c’è nulla per i giovani, nessuno spazio che sia degno di poter essere chiamato luogo di aggregazione. Si fanno lustro dei racconti e dei progetti senza nemmeno ascoltare chi i posti li vive ogni giorno e sa cosa non funziona. Ma la verità è di noi si ricordano solo quando fa comodo, nel frattempo tutto tace. Siamo gli ultimi degli ultimi, di noi non gliene frega niente. Ma del centro di Bari si, quello è da cartolina, mentre il vero volto della città, quello dell’abbandono, non lo si mostra mai” – conclude.