“Sono stata rimbalzata da una chiamata all’altra senza un aiuto concreto, se si vuole salvare un animale come si fa? C’è poco rispetto, competenza e informazione”. E’ il racconto di una ragazza residente a Bari che, qualche giorno fa, si è imbattuta in un cucciolo di piccione in difficoltà a Terlizzi e, nel tentativo di metterlo in salvo, non è riuscita a reperire nell’immediato qualcuno competente in materia per poter aiutare il rapace. Ma andiamo per gradi.
Sono le 7 del mattino, la ragazza si trova a Terlizzi, ma deve spostarsi a Santo Spirito, dove deve arrivare alle 7.45, per motivi di lavoro. Mentre cammina per strada sente i versi del piccolo rapace in difficoltà. Intorno non c’è nessun nido, così, inizia cerca sul web una soluzione. Chiama il primo numero che trova della Lipu (Lega italiana protezione uccelli), le rispondono, ma le dicono di arrivare a Bitetto, perché da Terlizzi troppo lontano. La ragazza però, non potendo spostarsi fino a Bitetto, prova ad attuare altre soluzioni. Così chiama i carabinieri che le rimbalzano la chiamata prima al nucleo di Molfetta, poi alla polizia locale. Ma nessuno le dà risposte, così, mette il cucciolo al sicuro e lo porta con sé sul posto di lavoro, dove, tramite il supporto di alcuni amici, riesce anche a nutrirlo e a tenerlo al caldo.
“Non mi sono arresa però – ha spiegato – così mentre mi occupavo del cucciolo, pur essendo al lavoro, ho chiesto ai miei colleghi di contattare nuovamente l’unico numero che mi aveva risposto. Questa volta, consapevoli del fatto che non avrei potuto spostarmi, mi dicono che sarebbero venuti loro sul posto. Poi, fortunatamente, una delle mie mamme dei piccoli di cui mi prendo cura in un campo estivo, avendo la mattinata libera, si è proposta di portare il cucciolo a Bitetto. La storia ha avuto un lieto fine anche se non nego di essere molto arrabbiata. La Lipu probabilmente gestisce da sola tanti casi essendo l’unica in tuttala Puglia, da quanto mi hanno riferito oggi, nonostante questo sono stati gentilissimi nel proporre addirittura di venire sul posto, ma senza il supporto di persone a me vicine, probabilmente il cucciolo sarebbe morto nell’indifferenza. In tanti sono passati di fronte a lui lasciandolo solo, probabilmente proprio perché mancano supporti concreti, numeri specifici e adatti, maggiore informazione e soprattutto voglia di prendersi cura davvero degli esseri viventi perché quando ti rimbalzano da un numero all’altro e le autorità ti rispondono anche annoiate vuol dire che c’è mancanza di sensibilità oppure devi essere fortunata e trovare la persona che ha a cuore gli animali oltre che le persone. Io non ce l’ho fatta a restare indifferente, piuttosto l’ho portato al lavoro” – ha proseguito.
“In una città come la nostra – ha spiegato infine – in cui si parla molto di cura degli altri e attenzione, mi sembra molto ingiusto che ci siano rimbalzi di chiamata e assenza di risposte quando si prova a salvare un animale in difficoltà. E’ successo anche in passato con alcuni gatti e cani. E’ vergognoso. Ho scoperto solo alla fine di tutta questa storia che un numero per le emergenze c’è, ma non lo avrei mai scoperto se non fosse accaduto questo e soprattutto non so a cosa sia realmente dedicato. C’è poca sensibilizzazione in merito. Chi mi ha risposto al telefono, non avrebbe potuto rimbalzarmi al numero giusto al posto di farmi perdere tempo e mettere in pericolo il cucciolo?”–conclude. Da giugno scorso, va sottolineato, a Bari, è attivo il numero 340.3133368, attraverso il quale sono prese in carico le segnalazioni relative a qualsiasi animale in difficoltà o nel caso in cui si voglia denunciare un maltrattamento.