“Bari mi spaventa, ormai ho paura a uscire e camminare”. Inizia così il racconto di una donna, mamma di figli disabili, vittima di un atto di violenza consumatosi sotto gli occhi di tutti in un quartiere della città, un episodio non molto diverso da quello di cui è vittima, quotidianamente, un’altra donna residente nel Barese, che ha recentemente affidato la sua storia a Borderline24. Ma andiamo per gradi.
E’ un pomeriggio d’estate, la donna, che si occupa figli con disabilità, nel rientrare a casa, si prepara, come sempre, a parcheggiare nel posto auto a lei riservato, in quanto provvista di regolare contrassegno. Ma quel posto è occupato da un’auto che il pass per disabili non ce l’ha. Così, la donna decide di chiamare i vigili che, al loro arrivo, mettono a verbale quanto accaduto. La presenza dei vigili non passa inosservata, la donna viene prima aggredita da un gruppo di ragazzini, poi, dal proprietario dell’auto che, una volta all’interno, prima di andarsene, le ha scattato una foto “promettendole” che non sarebbe finita lì.
E così è stato, perché poche ore dopo, mentre la donna è in casa, sente delle urla. Questa volta a parlare è una donna, presumibilmente una parente del ragazzo che le “promette” ancora, una punizione, questa volta fisica. La donna non prende in considerazione quello che accade e resta in casa, anche per proteggere i suoi figli. Pochi giorni dopo però, spiega, “accade l’impensabile”. “Ho preso l’auto che quel giorno non era parcheggiata al mio posto, in quanto occupato, come sempre, e ho visto questa donna seduta sul muretto, prima ha iniziato a gridare, poi è passata alla violenza – racconta la mamma – ha cercato di aprire lo sportello. Non era sola, mi hanno bloccata e hanno iniziato a dare pugni all’auto bloccandola con un monopattino. E’ stato un vero e proprio agguato, tutto organizzato. Sono rimasta bloccata, ma per fortuna ho avuto la lucidità per chiudere con le sicure l’auto. Sono riuscita a svincolarmi e ad arrivare in una strada maggiormente trafficata dove ho chiamato il 113. Loro mi inseguivano, quindi sono dovuta andare via. Solo la sera ho realizzato, ho avuto un crollo e sono svenuta. Ero viva per miracolo” – ha evidenziato.
Il tutto, immortalato dalle videocamere di sorveglianza e accaduto davanti a cittadini e turisti, è stato denunciato alle autorità che, la sera stessa, si sono presentate alla porta della donna per raccogliere i dettagli relativi all’episodio. “Ringrazio la polizia per essersi presentata a casa così tempestivamente – ha detto la donna – nessuna delle persone presenti durante l’accaduto è intervenuta. C’era gente, ma ero sola. Ho rischiato la vita solo per aver esercitato il mio diritto di parcheggiare nel posto auto a me assegnato per un bimbo disabile. Ho scelto di non essere omertosa, purtroppo questa è la città in cui viviamo. Vivere così è impossibile, qui è una giungla, ma non sono io che devo vergognarmi e non devo andarmene io. Non succede solo a me, ma a tanti, ci si stanca di denunciare. Da allora ho attacchi di panico e ho paura per me e per i miei figli. Sono stanca di vedere questo schifo. Molta gente così è morta. A Bari servono più controlli” – conclude.
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