“Nonostante l’ottimo lavoro svolto dall’ufficio scolastico regionale e da quelli territoriali pugliesi, anche questa volta il Ministero non accoglie le istanze del territorio, mettendo in seria difficoltà il sistema scolastico regionale. Ci attende, infatti, ancora un altro anno con un gran numero di personale precario al quale andranno aggiunti i posti rinvenienti dai finanziamenti previsti dal PNRR”. Lo dichiara Gianni Verga, segretario generale della UIL Scuola Puglia, commentando gli incarichi di supplenze del personale docente (9.800 di cui 3.138 su posto comune e 6.662) e del personale ATA (2.150) in Puglia.
I posti dei docenti precari sono così suddivisi: 4.626 (1.157 comuni e 3.469 sostegno ) in provincia di Bari, 900 (255 comuni e 645 sostegno) Brindisi, 864 (571 comuni e 293 sostegno) Foggia, 1.410 Lecce (305 comuni e 1.105) e 2.000 (850 comuni e 1.150) Taranto.
“Eppure si ritarda con i concorsi. Si è persa, ancora una volta, l’occasione per risolvere importanti questioni aperte, come quella degli alunni disabili e la stabilizzazione dell’organico ex covid”. “Si continua – prosegue Verga – a penalizzare il sistema istruzione in una regione già fortemente penalizzata dall’elevato tasso di dispersione scolastica, con una media del 17%, ben oltre quella nazionale. Un organico di diritto non corrispondente alle reali esigenze delle scuole, che ogni anno si traduce in una deroga allo stesso dell’80% in più, tendente sino al prossimo gennaio al 100% mediante l’attivazione di ulteriori posti. Si pensi, ad esempio, che l’organico stabile di sostegno per l’anno scolastico 2023/24 è di 9.889 a cui si è aggiunta una deroga di 7.809”. “Ancora una volta – conclude Verga – la responsabilità sarà dei dirigenti scolastici e del personale scolastico in generale che, come al solito, non faranno mancare nulla ai nostri studenti, sopperendo con senso del dovere e pur senza un vero rinnovo contrattuale, alle inadempienze di chi, invece, dovrebbe garantire il futuro dei nostri studenti e la sicurezza dei lavoratori del sistema scolastico, che invece continua a trattare la scuola come il brutto anatroccolo di ogni linea politica e amministrativa”.