“La nuova ciclabile comparsa un po’ all’improvviso su viale Japigia, ha come di consueto sollevato malumori vari, che trovano il loro naturale sfogo su giornali e social. A parte però i pochissimi che eccepiscono problematiche tecniche o strutturali, la stragrande maggioranza si concentra sulla diminuzione dei posti auto, sui danni al commercio, sull’impoverimento che subirà la zona sulla quale la pista insiste, per culminare sul famoso “ma dove sono i ciclisti a bari”?”. Così inizia la lunga nota dei Ciclisti urbani baresi.
“Nessuno si preoccupa degli interrogativi irrisolti da decenni ai quali le nuove ciclabili cominciano a dare qualche risposta e che riguardano la sicurezza degli utenti della mobilità leggera, la diminuzione dell’inquinamento da traffico veicolare (giova ricordare che di inquinamento si muore), la possibilità di consentire anche ai più piccoli un certo livello di autonomia negli spostamenti urbani e un miglior rapporto di spazi fra traffico motorizzato, bici, monopattini e pedoni – continua la nota – Procedendo per ordine, rileviamo che la ciclabile in quanto tale, non toglie alcun posto auto, giacendo fra i posti auto e il marciapiede. Per rispondere poi ai dubbi relativi al commercio, basta guardare quello che accade a corso V. Emanuele II per scoprire che le funeste previsioni dei soliti noti che hanno cavalcato l’onda di protesta di alcuni esercenti convinti che avrebbero chiuso entro un brevissimo lasso di tempo, non si sono avverate affatto: il corso resta una delle strade più frequentate e commerciali di Bari, anche dopo la realizzazione della tanto criticata ciclabile!”
“Perché la ciclabile su viale Japigia dovrebbe o potrebbe devastare il tessuto economico, non si capisce – continuano i ciclisti — eppure diversi lo affermano come una certezza assoluta, un destino ineluttabile. La doppia fila, dai più accorti denominata “sosta veloce”, è un illecito. Non si può. E’ vietata, ed è inaccettabile che chiunque e in particolare qualche personaggio politico, possano vagheggiare che una pratica illegale, possa essere positiva per il commercio locale e quindi non debba essere cancellata. Quello che invece dovremmo tutti insieme perseguire è una città sempre migliore, più pulita, più ordinata, con più verde, con più spazio per la gente, percorsi che garantiscano più sicurezza e autonomia ai più piccoli, non certo la “sosta selvaggia”, magari con le auto disinvoltamente e incivilmente lasciate in “sosta veloce” su uno scivolo per un disabile costretto a vagare alla ricerca di un varco per passare”.