Perde la causa contro la clinica romana in cui partorì, 32 anni fa, suo figlio Mario, gravemente disabile. Adesso, Elena Improta, la mamma, dovrà risarcire quasi 300mila euro di spese legali. È quanto deciso in seguito al verdetto dei giudici, dopo una causa civile durata 27 anni. Ma la donna non possiede tutti questi soldi anzi, evidenzia “mi resta solo la casa”.
Proprio per questa ragione la mamma ha deciso di fare uno sciopero della fame a oltranza, obiettivo, tutelare suo figlio che, con il pagamento di una somma di questo tipo, sarebbe messo in grave pericolo in quanto i due potrebbero ritrovarsi senza un tetto sotto cui vivere. La donna, nel 1996, si era rivolta alla giustizia con l’obiettivo di tutelare il diritto alla vita e al futuro del figlio, ma il tribunale non le ha dato ragione imponendole una condanna “inappellabile”. Nel corso degli anni, in seguito a diversi incontri con specialisti, nessuno, evidenzia la donna in un video appello “ha messo in relazione lo stesso di Mario con una possibile malattia rara” fattore che, spiega ancora la donna “conferma un nesso ragionevole tra il parto e la sofferenza ipossico ischemica, ovvero l’assenza di ossigeno”. Il tribunale però le ha dato torto intimandole un maxi risarcimento che rischia di far finire la donna e il ragazzo per strada, fuori dalla casa in cui hanno sempre vissuto.
Diversi gli attestati di solidarietà che sta ricevendo la donna negli ultimi giorni. Tra questi Andrea Catardi, assessore al Decentramento di Roma. “Elena mi ha raccontato la sua storia di coraggio e tenacia – ha detto in una battaglia che porta avanti da anni a tutela del diritto alla vita e al futuro di suo figlio affetto da tetraparesi spastica, in conseguenza del parto, anche attraverso l’associazione ‘Oltre lo sguardo’ da lei fondata. Dopo 27 anni di processo le viene ora chiesto di pagare 300 mila euro: una spesa gigantesca e insostenibile. Siamo accanto a Mario e a Elena, che in queste ore ha iniziato lo sciopero della fame, perché l’integrazione e i diritti oltre a essere importanti nella dimensione della vita privata hanno altrettanta rilevanza per l’intera società e per innalzare il livello di civiltà” – conclude.
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