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Assegno fine mandato in Puglia, monta la protesta

Il provvedimento era stato abrogato dallo stesso consiglio che ora vorrebbe reintrodurlo, sindacati pronti scendere in piazza

Pubblicato da: redazione | Lun, 17 Luglio 2023 - 18:32
consiglio regione puglie

Monta la protesta sul tema della reintroduzione del trattamento di fine mandato in Puglia. Sono quasi quaranta le sigle del mondo del lavoro, dell’impresa, della cittadinanza attiva e del sindacato studentesco, che hanno deciso di opporsi all’assegno da circa 35mila euro che ogni consigliere regionale pugliese, qualora divenisse realtà la sua reintroduzione, potrebbe incassare alla fine della legislatura.

Ad opporsi, tra gli altri,  Cgil Puglia, Confindustria Puglia, Legacoop, Confcooperative, Cna, Confapi, Confcommercio, Confartigianato, Confesercenti, Casartigiani, Claai Puglia. Solo la settimana scorsa, il provvedimento che reintroduce l’ormai abolito Tfm ha ricevuto parere positivo in prima commissione per poi essere bocciato in settima commissione, con il centrosinistra che si è spaccato tra il si del Pd e il no del M5S con l’astensione del centrodestra. Adesso la proposta di legge andrà in Consiglio.

“Evitate – evidenziano le 40 sigle in una lettera indirizzata al governatore Michele Emiliano e alla presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone – di adottare un provvedimento che aumenterebbe la distanza delle istituzioni dai cittadini e dalle cittadine e la diffidenza nei confronti di chi ha l’onore e l’onere di rappresentare tutti i pugliesi. Sarà un vantaggio per tutti, per la nostra democrazia. In Puglia, secondo l’Istat il 27,5 per cento delle famiglie vive una condizione di povertà relativa, ed è altissimo è il numero delle crisi produttive. Siamo una regione che presenta ancora ritardi nel garantire servizi fondamentali come quelli alla salute. Per tutte queste ragioni la scelta di reintrodurre l’indennità di fine mandato, abrogata qualche anno fa dalla stessa aula del Consiglio, rappresenta uno schiaffo a tutte le persone che oggi vivono condizioni di povertà e difficoltà, con i redditi e le pensioni erose dall’inflazione reale a doppia cifra. E per le quali non saranno sufficienti le modeste misure assistenziali recentemente stanziate dal governo nazionale” – concludono evidenziando che se la norma venisse approvata non si esclude una manifestazione.

Foto repertorio

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