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Rapina finita in omicidio nel Napoletano, arrestato 34enne a Gallipoli

Con lui c'era un 43enne già in carcere

Pubblicato da: redazione | Sab, 15 Luglio 2023 - 17:58
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 Aveva deciso di trascorrere un periodo al mare a Gallipoli (Lecce). Ed è lì che i carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Torre Annunziata (Napoli) l’hanno raggiunto, per arrestarlo in base ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa nell’ambito delle indagini sulla morte di Antonio Morione, il titolare di una pescheria di Boscoreale ucciso il 23 dicembre 2021 al culmine di un tentativo di rapina. È passato dalle vacanze alla galera Angelo Palumbo, 34 anni, uno dei due soggetti arrestati dai militari dell’Arma in seguito alle indagini che in un anno e mezzo hanno raccolto elementi ritenuti inequivocabili sulla loro partecipazione alla banda che la sera prima della vigilia di Natale del 2021 prima mise a segno una rapina ai danni della pescheria gestita dal fratello di Antonio Morione, Giovanni, per prendere poi di mira l’attività del quarantunenne, ammazzato con un colpo di pistola per avere reagito al raid e avere tagliato con un coltello una gomma dell’auto dei malviventi.

Da quanto emerso dall’attività condotta dai carabinieri di concerto con la Procura di Torre Annunziata, l’altro soggetto raggiunto dall’ordinanza è Luigi Di Napoli, 43 anni, figlio illegittimo del boss Giovanni Vangone. Di Napoli invece era già in carcere, nella casa circondariale di Secondigliano, perché condannato in primo grado lo scorso marzo a tredici anni di reclusione per avere organizzato (insieme al patrigno e ad un altro complice) l’omicidio di un avvocato penalista, sfuggito due volte ai sicari (nell’ultima occasione fu prontamente avvertito dai carabinieri, che erano venuti a conoscenza delle intenzioni dei tre propri in virtù delle risultanze legate all’omicidio di Morione). Nelle indagini sulla morte di Antonio Morione ci sono anche due indagati, uno dei quali ritenuto il materiale esecutore del delitto del commerciante: per loro la Procura aveva chiesto analogo provvedimento, ovvero l’arresto in carcere, ma il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto che non sussistessero le condizioni per emettere tale ordinanza

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